Politica

Israele ha bombardato la Sumud Flotilla: colpite le navi di Italia, Inghilterra e Polonia

Secondo le norme del diritto internazionale Israele ha attaccato l’Italia, oltre ad Inghilterra e Polonia naturalmente. Bombardare una nave che batte la bandiera di una nazione equivale, infatti, a bombardare quella nazione stessa.

Un episodio di gravità senza precedenti si è verificato nella notte in acque internazionali a sud di Creta. La Global Sumud Flotilla, composta da oltre cinquanta imbarcazioni dirette verso Gaza con l’obiettivo di consegnare aiuti umanitari, è stata presa di mira da una serie di attacchi condotti con droni. Tra le imbarcazioni danneggiate risultano anche barche italiane, colpite insieme a quelle di Inghilterra e Polonia.

L’Italia sotto attacco da parte di Israele

Gli attivisti raccontano una notte di paura: i droni hanno scaricato sostanze urticanti, lanciato bombe sonore e perfino colpito le vele per rendere inutilizzabili alcune navi. “È stato un atto criminale contro una flotta civile che viaggia nella legalità” denunciano i portavoce della spedizione. Le imbarcazioni italiane Zefiro e Morgana sono state danneggiate, con conseguenze serie sulla possibilità di navigare a vela.

La presenza italiana a bordo della Flotilla non è solo simbolica: rappresenta un impegno diretto nella missione umanitaria verso Gaza. Proprio per questo la notizia ha scosso in profondità il dibattito politico. Deputati e associazioni hanno parlato di un “atto terroristico” che colpisce il nostro Paese in modo diretto.

“Non ci faremo intimidire. La nostra missione è legale e ha un obiettivo chiaro: portare aiuti a una popolazione stremata” hanno dichiarato gli attivisti italiani, sottolineando che l’attacco è avvenuto lontano da Gaza e in acque internazionali, dove nessuna operazione militare dovrebbe avere luogo.

La richiesta: protezione internazionale per le navi civili

La Global Sumud Flotilla ha lanciato un appello urgente alle Nazioni Unite affinché venga predisposta una scorta marittima e la presenza di osservatori diplomatici a bordo. L’obiettivo è garantire la sicurezza di un’operazione che coinvolge oltre quaranta Paesi e che trasporta esclusivamente aiuti umanitari.

Secondo gli attivisti, l’attacco non è un episodio isolato ma l’ennesimo tentativo di impedire la consegna degli aiuti alla popolazione palestinese. La comunità internazionale è chiamata a rispondere con fermezza, affinché il diritto alla vita e all’assistenza non venga negato da operazioni militari condotte fuori da ogni legalità.

Un precedente pericoloso

L’attacco alle imbarcazioni italiane non è solo un’aggressione a una missione civile: rappresenta un precedente che mette a rischio la libertà di navigazione in acque internazionali e la sicurezza di cittadini italiani impegnati in operazioni umanitarie.

La Flotilla ha ribadito che andrà avanti nonostante i danni e le intimidazioni. “Non abbiamo armi, trasportiamo solo aiuti” ripetono gli attivisti, mentre cresce la pressione sull’Italia perché tuteli i propri cittadini e pretenda spiegazioni immediate a livello diplomatico.