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La vedova di Apicella: “Non so come ripetere ai nostri figli che tu non tornerai mai”

La morte di Pasquale Apicella, avvenuta lo scorso aprile, continua ad indignare l’intera cittadinanza. La prematura scomparsa del giovane poliziotto ha stravolto la vita di sua moglie, Giuliana, dei suoi bambini e di tutti i suoi familiari.

Molti gli sfoghi della vedova, ma anche delle sorelle della vittima, postati su Facebook. Quello più recente risale a questa mattina. In esso prende vita tutta l’indignazione, pienamente ragionevole, della donna nei confronti dei carnefici del marito.

Dal post si legge: “A cosa penso? Da dove iniziare? Penso che oggi ci sarà il loro riesame e loro hanno fatto richiesta di arresti domiciliari. Hanno fretta di tornare a casa. Io invece a nostro figlio Thiago non so più come ripetergli che tu a casa non ci tornerai perché quella notte sei stato ucciso.”

“Sì amore mio, non è stato un incidente. Loro ti hanno ucciso VOLONTARIAMENTE. Ti sono piombati addosso, salendo contromano a 170 km/h e soprattutto a fari spenti. Loro ti hanno visto. Tu avevi lampeggianti e sirene accesi. Avrebbero potuto accendere i fari, avrebbero potuto sterzare. Non lo hanno fatto. Volevano guadagnarsi la fuga e invece ti hanno portato via da me, via da noi.”

E poi ribadisce: “Ti hanno ucciso, ti hanno speronato volontariamente. Non hanno frenato, hanno cercato l’impatto.”

Prosegue dando spazio al suo dolore e a quello di tutti i familiari e amici che soffrono fortemente la morte di Pasquale Apicella. Ti hanno portato via da Thiago che ti cerca in ogni gioco perché tu eri il suo amichetto di giochi. Da Cataleya che guarda Pasquale e sorride perché ti somiglia fisicamente, ma quando va in braccio piange perché non riconosce il tuo odore. Da me che ti cerco affannata in ogni respiro. Dai tuoi genitori che non riescono a farsene una ragione. Dalle tue sorelle che hanno perso il loro punto di riferimento.” – elenca.

Riferendosi agli assassini dice: Loro oggi chiederanno di tornare a casa, nonostante ti abbiano ucciso tutti volontariamente. Non solo chi guidava, per me sono tutti colpevoli di essersi portati via la mia vita. Mi hanno strappato tutto, non esiste più niente e dovranno pagare la nostra sofferenza, soprattutto quella dei nostri figli. Io non mi arrendo. Vi prego di condividere il mio dolore, aiutateci a dare giustizia a mio marito.

Giornalista pubblicista, laureata in Comunicazione. Amo scrivere della mia città e dell'eccellenza che la connota da sempre