Il dolore della vedova Apicella: “In quella macchina sono morta anche io”


In quella macchina sono morta anche io, insieme a mio marito“. A parlare è Giuliana Ghidotti, vedova del poliziotto Pasquale Apicella, in un’intervista rilasciata a La Repubblica.

Le parole sul marito: “Un grande uomo. E per noi era tutto. Non gli mancava mai il sorriso, era disponibile e presente nonostante il lavoro gli portasse via tanto tempo. Mio marito era il punto di riferimento non solo per me, ma anche per gli amici, la famiglia e spesso anche per le persone estranee. Se poteva aiutare qualcuno, non ci pensava due volte.

Sognavamo quello che avevamo già: una famiglia, una casa comprata con tanti sacrifici, tante e rinunce e un mutuo. Non desideravamo niente. Eravamo completi. Era nato per la divisa, la indossava in modo fiero ed io ero fiera che mio marito indossasse una divisa, perché era un’anima buona e poteva fare solo del bene. Era nato per proteggerci e per proteggervi“.

Sul cordoglio delle persone: “Sono rimasta senza parole, l’onda di affetto che ho sentito non solo da parte delle Istituzioni, del corpo della Polizia di Stato e dei cittadini mi ha travolta e mi ha aiutata a sentirmi meno sola e spaesata. Vorrei poter stringere la mano singolarmente a ogni persona. Grazie.

Ai funerali… ancora mi suona strano pensarci. Ho incontrato la Ministra Lamorgese. Ha espresso il suo cordoglio e la sua vicinanza, e mi ha ribadito che le Istituzioni non mi lasceranno sola“.

Un pensiero anche su chi ha causato la morte del marito: “Cosa penso di queste persone preferisco non esprimerlo. La parola perdono non è contemplata al momento nel mio dizionario. Mi hanno tolto tutto. Il mio compagno, mio marito, l’amore della mia vita e il padre dei miei figli.

Una persona piena di amore e buon senso. Hanno tolto un figlio a una madre e un padre, un fratello a due sorelle, l’amico di tutti. Un’anima buona che ha sempre cercato di aiutare tutti. Hanno spento il sole della mia vita e quella dei miei figli.

So che l’autista dell’Audi era già stato coinvolto in un’episodio del genere ma è uscito dal carcere dopo 3 anni e 2 mesi. Mi spiace dirlo, ma in alcuni casi ci vorrebbero pene più severe. Magari, se fosse stato cosi, visto che per loro questo atteggiamento era consuetudine, mio marito ora sarebbe qui.

Ebbene, io spero che restino in cella dove è giusto che siano. Mi auguro il carcere a vita. Non devono tornare a casa come non è più tornato mio marito. In questo momento pensano di avere una scelta che purtroppo mio marito non ha più. Quella di tornare a casa dalla sua famiglia“.

La vedova Apicella conclude con un altro pensiero sul marito: “Mio marito era un eroe e tutto quello che in questi giorni è stato detto di lui confermerà solo la grande e buona persona che era“.


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