Dopo un anno di sperimentazione però arrivano brutte notizie. Lo studio, chiamato “TZUNAMI“, promosso dall’ISS e AIFA e coordinato dall’ISS, non ha portato a risultati soddisfacenti. Nella nota presente sul sito dell’Aifa infatti si legge: “Lo studio ha confrontato l’effetto del plasma convalescente ad alto titolo di anticorpi neutralizzanti, associato alla terapia standard, rispetto alla sola terapia standard in pazienti con COVID-19 e polmonite con compromissione ventilatoria da lieve a moderata.
Hanno partecipato allo studio 27 centri clinici distribuiti in tutto il territorio nazionale che hanno arruolato 487 pazienti (di cui 324 in Toscana, 77 in Umbria, 66 in Lombardia e 20 da altre regioni). Le caratteristiche demografiche, le comorbidità esistenti e le terapie concomitanti sono risultate simili nei due gruppi di pazienti, 241 assegnati al trattamento con plasma e terapia standard (231 valutabili), e 246 alla sola terapia standard (239 valutabili).
Non è stata osservata una differenza statisticamente significativa nell’end-point primario tra il gruppo trattato con plasma e quello trattato con terapia standard. Nel complesso TSUNAMI non ha quindi evidenziato un beneficio del plasma in termini di riduzione del rischio di peggioramento respiratorio o morte nei primi trenta giorni“.
Delusione anche da parte del noto virologo, Roberto Burioni, che sui propri social si esprime in merito: “Brutte notizie: si conferma che il plasma iperimmune non è utile nella cura di COVID-19“.