Oggi è arrivata la replica del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna che su Facebook scrive:
“Il confronto con gli amministratori del Nord è un bene. Ci aiuta a spiegare le grandi opportunità che si aprono nel Mezzogiorno e perché un Sud più forte rilancerà l’intero Paese“.
Intervistata da Nando Santonastaso per ‘Il Mattino‘ ha poi spiegato nel dettaglio il suo pensiero:
“Quel fuori onda mi fa piacere, segna la presa d’atto del cambio di passo che il governo ha impresso con il Pnrr nell’affrontare la questione meridionale: il Sud non è più un territorio perduto da risarcire con qualche sussidio in più, ma è l’orizzonte strategico della ripresa italiana dei prossimi decenni. Qualcuno forse pensava che la Quota Sud del 40 per cento e gli altri impegni assunti per la riduzione dei divari, dai Lep ai Cis per la Terra dei Fuochi o per la costa pugliese, fossero slogan o addirittura bugie. La verità è invece che questo governo ha fatto una precisa scelta di politica economica e sociale: accendere al Sud un secondo motore per lo sviluppo nazionale. La questione delle diseguaglianze territoriali è chiara a tutti, anche perché non riguarda solo il Nord e il Sud ma anche le enormi differenze di opportunità e servizi tra aree ad alto sviluppo e aree marginali, spesso a pochi chilometri di distanza, presenti ovunque in Italia“.
In molti non pensano che i soldi possano essere gestiti bene al Sud e vogliono che siano assegnati al Nord:
“La missione del Sud e di chiunque lo amministri nei prossimi anni non sarà difendere le risorse del Pnrr in larga parte blindate – ma spenderle bene producendo e realizzando progetti di qualità. Il metodo Pnrr, con un cronoprogramma preciso e dettagliato di interventi da qui al 2026 e con i poteri attribuiti al governo centrale di affiancare e finanche sostituire gli enti locali in difficoltà, è una rete di protezione robusta, a Sud come a Nord. Il rischio di un ridotto assorbimento certamente c’è, ma credo che il modo migliore di affrontarlo sia superare i duelli geografici scambiandosi buone pratiche, intuizioni organizzative e anche condividendo progettualità. Vorrei dire ai tanti investitori, alle tante imprese che hanno scelto negli anni passati delocalizzazioni complicate in Paesi lontani e spesso problematici: riportate le produzioni in Italia, prendete in considerazione le Zes del Sud Italia“.