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L’accusa aveva chiesto una condanna a 7 anni e 11 mesi. I reati ipotizzati erano associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La condanna, in primo grado, è stata di oltre cinque anni di reclusione più dura. Di fatto, una pena nel suo cumulo simile a quella di un mafioso, essendo l’associazione mafiosa punita dai 10 ai 15 anni di carcere (Articolo 416 bis c.p.).
Mimmo Lucano non si aspettava una condanna simile. Dopo la lettura del dispositivo ha affermato “Non ho proprietà e non ho nulla. Non capisco questa cosa. Ho speso la mia vita per rincorrere i miei ideali, contro le mafie. Mi sono immaginato di contribuire al riscatto della mia terra. Oggi finisce tutto. È una cosa pesantissima. Non so se per i delitti di mafia ci sono sentenze così. Io mi aspettavo una formula ampia di assoluzione”.
“Voglio ringraziare – ha continuato l’ex primo cittadino di Riace – l’avvocato Mazzone che non c’è più e gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia che mi hanno difeso gratis. Io non avevo i soldi per pagare gli avvocati. A me mancano i soldi per vivere, come farò a estinguere questa condanna?”.