Mimmo Lucano condannato a 13 anni: “Come un mafioso. Non ho i soldi per vivere”


Dal paese dell’accoglienza ai 13 anni e due mesi di reclusione per Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace arrestato due anni fa (ai domiciliari) per reati connessi principalmente alla gestione dell’accoglienza dei migranti. I giudici del Tribunale di Locri lo hanno condannato poiché ritenuto a capo di un’associazione a delinquere avente lo scopo di commettere “un numero indeterminato di delitti” contro l’amministrazione, la fede pubblica ed il patrimonio, orientando l’operato del Ministero dell’Interno della prefettura di Reggio Calabria. Un soggetto che si sarebbe avvantaggiato economicamente e politicamente e che avrebbe esercitato un comando di fatto sulla città di Riace.

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L’accusa aveva chiesto una condanna a 7 anni e 11 mesi. I reati ipotizzati erano associazione per delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La condanna, in primo grado, è stata di oltre cinque anni di reclusione più dura. Di fatto, una pena nel suo cumulo simile a quella di un mafioso, essendo l’associazione mafiosa punita dai 10 ai 15 anni di carcere (Articolo 416 bis c.p.).

Le dichiarazioni di Mimmo Lucano

Mimmo Lucano non si aspettava una condanna simile. Dopo la lettura del dispositivo ha affermato “Non ho proprietà e non ho nulla. Non capisco questa cosa. Ho speso la mia vita per rincorrere i miei ideali, contro le mafie. Mi sono immaginato di contribuire al riscatto della mia terra. Oggi finisce tutto. È una cosa pesantissima. Non so se per i delitti di mafia ci sono sentenze così. Io mi aspettavo una formula ampia di assoluzione”.

“Voglio ringraziare – ha continuato l’ex primo cittadino di Riace – l’avvocato Mazzone che non c’è più e gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia che mi hanno difeso gratis. Io non avevo i soldi per pagare gli avvocati. A me mancano i soldi per vivere, come farò a estinguere questa condanna?”.


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