I carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, resisi protagonisti del blitz che alle prime luci dell’alba ha portato all’arresto dell’uomo di camorra, infatti, hanno trovato Luigi Di Napoli in casa sua, nella stanza dei suoi figli. Non era però in un armadio o sotto a un letto che l’affiliato si era costruito il proprio nascondiglio, bensì in una nicchia. A quest’ultima – come riportato dall’edizione odierna del portale IlMattino.it – si accedeva aprendo una porta scorrevole di una normalissima anta. Molto meno normale ciò che si celava dietro: una vera e propria cavità ottenuta all’interno delle mura dell’abitazione, manco a farlo apposta, locata in via Sepolcri, a Boscotrecase.
Stretto nella sua macabra prigione l’uomo di camorra non è riuscito ad avvedersi in tempo del sopraggiungere dei carabinieri, nonostante l’imponente sistema di videosorveglianza che circondava l’intero edificio abitativo. Dopo un intero anno di indagini e ricerche, così, è stato consegnato alla giustizia un altro dei condannati nell’ambito del processo Pandora-Matrix, relativo al traffico internazionale di stupefacenti e al riciclaggio del conseguente denaro sporco, processo partito a cavallo dei fine anni ’90 e i primi anni del 2000, la cui sentenza di appello è stata emessa nel maggio del 2013.