Hamsik: “Tentato da Juve e Milan, ma non ho vacillato. Qui finirò la carriera”
Gen 15, 2018 - Alina De Stefano
Marek Hamsik: un nome, una garanzia. Oppure possiamo dire una leggenda.
Perchè proprio lui è entrato per diritto assoluto, nella storia del Napoli. Non solo per la tecnica, la classe e l’importanza di un giocatore essenziale, da sempre, per il Napoli ma anche per i suoi 117 goal siglati con la maglia azzurra, superando anche l’altra leggenda del Napoli, il dios Diego Armando Maradona. E di goal belli ne ha fatti, e tanti, ricordati nella lunga intervista rilasciata ai colleghi del Corriere dello Sport. Da quello a 70 metri di distanza dalla rete, siglato contro il Milan, al goal in Coppa Italia contro la Juventus. Ma la lista è lunga, anche perchè parliamo di più di cento goal, non di certo bruscolini…
GOAL PIU’ EMOZIONANTE: “Il 3-2 a Torino in casa della Juventus, per come è maturato, visto che eravamo andati in svantaggio per 2-0, per quello che sapevo valesse per la città. Poi l’abbraccio a peso morto su una parte della tifoseria che incrociai mentre correvo come un matto. Quella sera ho capito più di ogni altra volta cosa significasse vincere con i bianconeri”.
A prescindere dal giocatore Hamsik, macchina di goal, l’uomo Marek, a cuore aperto, ha raccontato del suo legame indissolubile con questa città, sia ad un livello calcistico che umano. Ecco quanto messo in evidenza da Vesuvio Live:
NAPOLI: “A Napoli sono felice io e lo sono i miei familiari. Perché qui mi hanno fatto sentire a casa, in ogni momento. Perché la città è bella e la gente è calorosa. Quando sono stato tentato da Juventus e Milan, non ho mai vacillato: un po’ non mi sentivo pronto, un po’ non volevo andar via. Professionalmente ed umanamente mi sento realizzato e credo – anche se il calcio non spinge a previsioni – che la mia carriera finirà qua”.
IL NUMERO 17: “Perché io non sono scaramantico, perché quel numero è mio: quando arrivai, nel 2007, io che sono nato il 27, avrei preso la numero 7, presa dal Pocho. E allora, dissi vada con il 17. E’ diventato il mio portafortuna, mi ha portato, statisticamente e solo statisticamente, oltre Maradona, il più grande di tutti i tempi”.
DE LAURENTIIS: “Un rapporto personale che mi viene da definire speciale. Non so quanti calciatori possono godere del privilegio che ho io: confrontarsi direttamente, senza filtri e senza condizionamenti, con il proprio presidente. Le discussioni non sono mancate, ma sempre nel rispetto reciproco e il mio percorso qua a Napoli è la conferma di una stima che si è radicata”.
SARRI: “Ho ricevuto da chiunque, chiaramente in maniera diversa. Sono grato a tutti, ma penso che Sarri abbia contribuito in maniera decisiva al mio cambiamento. E fa niente che mi sostituisca quasi sempre….”.
RIMPIANTO: “La semifinale di Europa League, contro il Dnipro a Kiev, quella a cui non partecipai dall’inizio. E’ stata una ferita, perché non meritavamo di uscire. E mi sarebbe piaciuto andarmi a giocare la finale di un trofeo internazionale. Era giusto che ci andassimo noi”.
SPERANZA: “Si chiama scudetto. E’ la mia, è quella dei tifosi, di De Laurentiis, dei compagni di squadra. E credo sia anche l’augurio di chi ama il calcio, perché giochiamo in maniera meravigliosamente bella e penso che meriteremmo di vincerlo”.