Strangolato e fatto a pezzi da mamma e compagna: “Era necessario. Eravamo terrorizzate”
Ago 03, 2025 - Veronica Ronza
Alessandro Venier
Emergono nuovi retroscena sull’omicidio di Alessandro Venier, il ragazzo di 35 anni ucciso dalla mamma e la compagna lo scorso 25 luglio a Gemona (Udine).
Alessandro Venier, ucciso da mamma e compagna: cosa è successo
“Ho fatto una cosa mostruosa ma era necessaria. Mi rendo conto dell’enormità ma non c’erano alternative. Mailyn (la compagna di Alessandro, 30enne, di origini colombiane, ndr) è la figlia femmina che non ho mai avuto” – ha detto Lorena, infermiera 61enne nonché mamma di Alessandro, agli inquirenti, stando a quanto rende noto l’Ansa.
Tutto sarebbe partito dalla volontà del 35enne di trasferirsi in Colombia con la compagna e la loro bambina di soli 6 mesi. Il tutto contro la volontà di Mailyn e anche della suocera che non avrebbe voluto separarsi da loro, temendo per l’incolumità di sua nuora. La giovane infatti, secondo quanto emerso, sarebbe stata più volte vittima di pestaggi e atteggiamenti violenti. Pare anche che Alessandro fosse intenzionato a fuggire per evitare che una condanna per lesioni personali gravi diventasse definitiva, facendogli rischiare la galera.
“La vita di Mailyn era in pericolo: o agivamo subito oppure all’estero, senza di me, l’avrebbe finita. Lei stessa mi aveva detto che l’unico modo per fermarlo era di ucciderlo e non si poteva più attendere. Eravamo terrorizzate, lo abbiamo prima narcotizzato, poi strangolato con i lacci delle scarpe“ – ha dichiarato ancora la donna.
Quella sera l’ennesimo litigio sarebbe esploso per la cena e la tavola non preparati dall’uomo che, tra l’altro, si era scagliato contro la madre che il giorno seguente si sarebbe rifiutata di accompagnarli in aeroporto.
Le due donne avrebbero cercato prima di stordirlo con un farmaco disciolto in una limonata poi, non riuscendo a strangolarlo a mani nude, si sarebbero servite dei lacci. Avrebbero poi letteralmente segato il corpo, con un utensile per la legna, dividendolo in tre pezzi, nascosti in un bidone e ricoperti di calce.
Il gip ha convalidato l’arresto della madre della vittima mentre alla compagna è stata concessa la custodia attenuata in un Icam, in quanto mamma di una bambina di pochi mesi che probabilmente sarà affidata ai nonni e zii materni.
