Il Ministro israeliano: “Europa conoscerà sulla propria pelle il terrorismo”. Un avvertimento o una minaccia?

Itamar Ben-Gvir - foto Wikimedia Commons


Gravissime le parole rivolte all’Europa dal ministro israeliano dell’ultradestra Ben-Gvir in risposta alle dichiarazioni di solidarietà giunte da più parti per la missione della Global Sumud Flotilla e ai governi che stanno riconoscendo lo stato di Palestina.

Israele parla come i terroristi: ormai non si nascondono nemmeno

Se non fosse gravissimo, sembrerebbe una scena del teatro dell’assurdo: il ministro israeliano Itamar Ben-Gvir ha lanciato un messaggio ambiguo – o forse fin troppo chiaro – alla diplomazia europea.

In sostanza ha detto, parafrasando: “Quando gli Stati europei si sveglieranno, sarà troppo tardi, conosceranno il terrorismo sulla propria pelle”. Parole che sembrano una risposta ai popoli del vecchio continente che stanno riconoscendo lo stato di Israele e alle centinaia di migliaia di persone che stanno appoggiando la Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria che punta a far approdare sulle coste di Gaza decine di imbarcazioni con aiuti, medicinali e cibo per la popolazione stremata.

E che Israele ha già annunciato che bloccherà con le proprie navi militari, considerando tutti gli attivisti come “terroristi”.

Un avvertimento o una minaccia?

Non si capisce bene se le parole di Ben-Gvir sono un avvertimento paternalistico – tipo “guardate cosa succede se…” – o una vera e propria minaccia. Secondo l’esponente sionista, infatti, l’Europa starebbe “ammorbidendo” le proprie posizioni nei confronti di Hamas.

E qui si apre un capitolo inquietante: una frase simile, con lo stesso registro minaccioso, negli anni scorsi è stata usata da cellule terroristiche jihadiste o da gruppi palestinesi estremisti. Parole come “conoscerete il terrore”, “ve lo facciamo sentire fino in fondo” erano lo stile di predicatori dell’odio, non di un ministro di un paese democratico che vorrebbe fare squadra con l’Europa e che dall’Europa riceve tonnellate di armi di ultima generazione.

L’Europa il terrorismo lo conosce bene: la colpa è (anche) dell’Occidente

Perché, non dimentichiamolo, l’Europa il terrorismo lo ha conosciuto. Negli ultimi decenni l’Europa è stata colpita da numerosi attacchi terroristici che hanno lasciato ferite profonde nella memoria collettiva. Nel 2004 la strage di Madrid, con una serie di bombe sui treni della capitale, causò 191 morti e oltre 1.800 feriti, rivelandosi il più grave attentato in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Nel 2015 Parigi visse l’incubo del Bataclan e degli attacchi coordinati contro bar, ristoranti e lo Stade de France, con 130 vittime e centinaia di feriti, rivendicati dall’ISIS. Solo per citarne alcuni.

Tutti attacchi frutto di odio e figli inevitabili anche di un sentimento anti-islamico “scientificamente” coltivato e fomentato da molti nazionalismi occidentali che per interessi politici, propagandistici ed economici, troppo spesso hanno messo nello stesso calderone (e se non lo hanno fatto direttamente, hanno fatto troppo poco per impedirlo) terrorismo e cultura islamica, a partire dagli albori di questo millennio.

Senti chi parla: il ministro accusato di apartheid

Da che pulpito arriva la predica? L’ultradestra israeliana guidata da Ben-Gvir è accusata da Amnesty International e Human Rights Watch di portare avanti politiche di apartheid, segregazione e ostilità sistemica verso i palestinesi.

Normalizzare frasi cariche di violenza verbale significa spalancare le porte all’intolleranza. Si assiste a una deriva nell’uso della retorica: si parla di pulizia etnica, si sembra dichiarare guerra a chi mostra solidarietà alla Palestina, con toni che ricordano gli anni bui del XX secolo che questo XXI sta facendo di tutto per superare in quanto ad orrore.

La risposta dell’Unione Europea non si è fatta attendere, almeno da parte di alcuni suoi membri: Ben-Gvir e il collega Smotrich sono stati dichiarati persona non grata in Olanda, orchestrando pressioni senza precedenti su Israele affinché cambi rotta.

Israele può colpire a distanza e creare “false flag”: l’Europa decida da che parte stare

Insomma, l’Europa dovrebbe “conoscere il terrorismo”, dice Ben-Gvir. Ma il rapporto di fiducia con lo stato d’Israele sembra irrimediabilmente compromesso e se sommiamo queste parole alle ripetute “bugie” sugli attacchi ai civili e alle ancora poco chiarite dinamiche degli attacchi del 7 ottobre 2023 (non si è mai escluso del tutto che si potesse trattare di una “false flag” sionista) le dichiarazioni del ministro fanno davvero paura e richiedono un intervento serio e deciso dei nostri governanti.

Non dimentichiamo che il Mossad non ha esitato a far esplodere smartphone da remoto nelle tasche dei propri avversari. Quegli avversari, domani, potremmo essere noi. Potremmo non distinguere mai un attacco con la bandiera nera da uno con la stella di David.

Forse è il momento di ribaltare l’equazione: il vero terrorismo è il linguaggio dell’odio che avanza, dalla retorica alle frontiere, e chi lo usa non può essere calato nel patto di sicurezza con le democrazie europee. Che adesso devono decidere, per la sicurezza dei loro cittadini, da che parte della storia vogliono stare.

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