Simone e Nunzio, le “nuove generazioni” dell’Immacolata si raccontano: “Il carro è parte della nostra famiglia”
Dic 23, 2025 - Giuseppe Mennella
Uscita del Carro dell'Immacolata
L’Immacolata a Torre del Greco è una tradizione che passa di padre in figlio, non soltanto in chi la vive da fedele o da spettatore ma anche nelle parti attive per l’organizzazione e la realizzazione di una festa attesissima.
Immacolata a Torre del Greco, il racconto delle nuove generazioni
C’è un momento, nella storia di ogni tradizione, in cui il passato non basta più a raccontarla. È il momento in cui servono nuove voci, nuovi sguardi, nuove responsabilità.
A Torre del Greco, la festa dell’Immacolata vive spesso, da sempre ed anche oggi questo passaggio delicato e potente, incarnato da chi è cresciuto all’ombra del carro trionfale e ora si prepara, con rispetto e consapevolezza, a raccoglierne il peso simbolico.
Le parole di Simone Mennella e Nunzio Lamberti raccontano una generazione che non rompe col passato, ma lo custodisce.
Simone Mennella: “Condividiamo esperienze e ricordiamo chi non c’è più. L’Immacolata è fede, non solo spettacolo”
Per Simone Mennella, figlio di Raimondo Mennella, storico responsabile dei portatori, l’Immacolata è un’attesa che dura un anno intero: “È un momento speciale che noi torresi aspettiamo tutto l’anno. Già mesi prima cominciamo a pensare al tema del carro, a cosa sarà rappresentato, allo stile”.
“Crescere accanto al carro e alla processione fa capire ancora di più cosa significa questa festa per il popolo torrese: dietro l’immagine di quel carro c’è la nostra identità”.

Un’identità che si costruisce per gradi, attraversando congreghe, piccoli carri, memorie condivise: “Il crescere con la Congrega dell’Assunta e partecipare alla processione facendo vari step, fino a ritrovarsi sotto quel carro, insieme a ragazzi che vengono dalla stessa esperienza, è qualcosa che ti segna. Diventiamo grandi tra le attese e i “carricielli”. E non posso dimenticare chi ci ha preceduto, coloro che oggi vivono nelle braccia della Madonna e che hanno fatto sì che questa tradizione andasse avanti”.
“Con i social la festa oltre i confini. Tocca a noi dare una buona immagine”
La preoccupazione, però, è chiara e netta: “Si possono modificare diverse cose, ma ciò che mi preoccupa è che si possa perdere il vero senso di fede. La processione non è un mero spettacolo folcloristico, ma un’espressione collettiva della fede interiore. Deve restare ancorata a una convinzione profonda, non a un’abitudine”.

Eppure, per Simone, il presente offre anche opportunità: “Con i social questa tradizione si è trasformata in maniera altamente positiva. Hanno amplificato l’impatto della festa, rendendola globale. Siamo noi i protagonisti: facendo le cose per bene, diamo una grande immagine di tutti noi”.
Nunzio Lamberti: “Il carro è parte della famiglia. Ora la tradizione è a un bivio”
Parole che dialogano con quelle di Nunzio Lamberti, figlio di Riccardo, realizzatore del carro da oltre quarant’anni. Per lui, l’Immacolata è casa: “Il carro è parte della famiglia, della quotidianità. Cresci sapendo che non è solo una struttura, ma un simbolo e un motivo di orgoglio”. I ricordi sono sensoriali, concreti: “Dall’odore del legno ai giorni in laboratorio, fino all’emozione dell’uscita: ogni momento era curiosità e conoscenza”.
Nunzio non nasconde i rischi: “Questa tradizione è a un bivio: o cresce improvvisamente o si perde tutta d’un tratto. Serve prenderla a cuore tutto l’anno, non solo nelle settimane che precedono la festa”. E sui giovani è chiaro: “Coinvolgendoli davvero, come parte attiva, il carro potrebbe diventare una vera scuola”.
Le domande dei curiosi non finiscono mai, racconta: “Chiedono misure, tecniche, come si innalza l’immagine, degli abiti della statua. C’è molto da conoscere”. E sull’eredità: “È una responsabilità enorme. Non so se ci si sente mai pronti, ma crescere lì ti prepara poco alla volta. La speranza e la voglia ci sono”.
Due storie diverse, un unico orizzonte: un’Immacolata che continua a camminare, sorretta da mani nuove, ma guidata da una fede antica. Una città che si riconosce, ancora una volta, nel gesto condiviso del portare.
