Morta la scultrice campana Rosa Panaro: le sue opere dedicate all’emancipazione femminile


È morta all’età di 87 anni la scultrice campana Rosa Panaro. Una donna che ha dedicato la sua vita alla creazione di opere con materiali polivalenti quali il cemento, la ceramica, i polimaterici, la cartapesta, la terracotta e le resine. Opere che avevano come filo conduttore la lotta di genere e l’emancipazione femminile. Nata nel 1935 a Casal di Principe, ha vissuto e lavorato a Napoli dove ha insegnato discipline plastiche al Liceo Artistico.

CHI ERA ROSA PANARO

La sua ricca biografia è possibile trovarla sul sito Mediartivisive:

“Allieva di Antonio Venditti all’Accademia di B.B. A.A., suggestionata dal grottesco del Maestro, compone figure vagamente mitologiche. Nel 1966, a Napoli, in «Donne e Ricerche nell’Arte oggi», presenta processioni mitiche. A Novara, nel 1977, nella Mostra «Oltre l’Avanguardia», presenta figurazioni del mondo della coppia. Negli anni Settanta incomincia a lavorare con la cartapesta. Nel 1971, a Napoli, alla «Mostra Progetti Europa» e nel 1974 alla personale con Mitilomania alla «Ganzerli» e nel 1975 in «Situazione Napoli ‘75», esprime, nella scelta della cartapesta, un lavoro estetico praticato nello spazio sociale. Le forme che essa ricava con forza si compromettono nella materia in immagini di «cose povere» – come ama chiamare la Panaro i suoi «Segni urbani-umani» -, in rievocazioni mitiche quali la recente «Lilith», e danno alle figurazioni in cartapesta un certo che di fragile che le rende più simili a parvenze che ad oggetti plastici. La cartapesta trova poi in Rosa Panaro un riscontro immediato nell’uso della terracotta. Le immagini che ricava dalla terracotta sono tratte dal mondo fittile delle ceramiche italiche, e questa sua ricerca sul mondo artistico preclassico segna per l’artista il tentativo di riappropriazione della cultura napoletana delle origini.

Dal 1977 inizia la sua attività di gruppo con collettivi femministi. Rosa Panaro costruisce figure mitiche, bibliche quale simbolo della ritrovata coscienza dell’essere. Su questa linea di ricerca si pone partecipando nell’82 alla mostra alla Galleria «Colonna» di Napoli, dove le sue immagini plastiche, vedono senz’altro la donna riproposta al positivo, non come contrapposizione all’uomo ma come espressione della nuova posizione dialettica della donna nell’ambito della cultura contemporanea. Ha continuato a servirsi della cartapesta e della terracotta per le sue creazioni riuscendo, appunto, a non separare due fasi che appartengono a diversi momenti del suo lavoro: la quotidianità legata ai tempi popolari del ciclo delle stagioni (la pizza, i frutti) e il mito e l’archetipo, ma sempre rivisitati attraverso un’ottica femminile“.

IL RICONOSCIMENTO DEL COMUNE DI NAPOLI

Nel 2014 fu anche premiata dal Comune di Napoli per la lunga carriera artistica essendo un punto di rifermento per la città. Esponente della pop art italiana, nel 2010 portò una sua opera la Sirena Partenope, in cartapesta, in mostra a Castel Nuovo.


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