Sputtanapoli: dopo il caffè, è la pizza a essere sotto attacco


Diversi mesi fa il caffè napoletano subì un attacco da parte di Andrej Godina, assaggiatore triestino della bevanda cresciuto con il mito di Illy, che ricevette rimproveri non solo dai suoi colleghi ma anche dallo stesso direttore dell’Università di Illy, stupito del fatto che il ragazzo prima di allora non fosse mai stato a Napoli, oltre che delle modalità in cui operò il suo lavoro. Suo accompagnatore in quell’avventura fu il giornalista partenopeo ed ascaro Bernardo Iovene, il quale è protagonista anche dell’inchiesta di Report sulla pizza, in onda la prossima settimana sui canali RAI. Il questo caso, però, il fulcro del servizio non sarà il sapore della pizza, bensì le condizioni igienico-sanitarie in cui è conservato l’impasto e i forni a legna. La pizza, una pietanza napoletana sulla quale campa tutta l’Italia, dato che il paese costruito da Cavour ne ha fatto un orgoglio italiano che milioni di turisti mangiano a Roma, Milano e Firenze, molto di meno a Napoli, la sua patria, l’unico luogo al mondo dove si prepara la vera pizza, essendo le altre volgari imitazioni che ne usurpano il nome. Ciò che è negativo invece, come la criminalità e la spazzatura, sono napoletane, non italiane, per carità.

Sputtanapoli dunque continua, ma non avevamo dubbi. In questi giorni stiamo assistendo al tentativo di riabilitazione dell’assassino di Ciro Esposito, Daniele De Santis, e a programmi incentrati sulla morte di Davide Bifolco faziosi ed impostati in modo da ledere alla città di Napoli, mentre nessuna rilevanza è data all’ennesimo trasferimento di fondi, 12 miliardi di Euro provenienti dall’Europa, dal Sud al Nord, o sullo sterminio di tutta la popolazione del Sud: notizie che l’Italia non deve conoscere, perché non funzionali al disegno dello Stato da oltre 150 anni, quello di sfruttare il Sud come colonia interna.


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