Jack Raspa d’oro, e l’Italia si chinò. Quando Napoli capì d’esser campione nella notte eterna


È passato un anno esatto. Da quell’aeroplanino volato in faccia ai bianconeri, a casa loro, all’ultimo istante. Una notte piovosa, autunnale, roboante, infinita. Era il 23 aprile del 2023, divenne la notte di Napoli. Jack calò la sua carta più splendente, Szczesny non richiuse le cosce in tempo, la rete si gonfiò.

Jack Raspa d’oro, e l’Italia si chinò. Quando Napoli capì d’esser campione nella notte eterna

Poi fu amore estremo, eccessivo, politicamente scorretto. A Torino Spalletti si andò a prendere il tricolore, ciò che venne dopo fu solo una formalizzazione dell’atto. Lo fece, lo fecero, nel teatro più angusto e ammaliante, nella dimora dei nemici di sempre, i più odiati e che più ci odiano. Ma come capita nelle grandi storie, anche se nemici mortali non potrebbero esistere realmente l’uno senza l’altro.

Dopo 33 anni, lo scudetto tornò ad essere ‘o scudetto. E Napoli divenne capitale. Nelle tenebre più buie della città, d’improvviso uno strappo di luce invase strade e gallerie: al centro la squadra, davanti e dietro i loro difensori. A proteggere il momento, l’attimo infinito. A sugellare un’appartenenza, una visceralità senza tempo. E l’Italia si chinò.


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