Osimhen, l’ultima beffa: muto per quattro anni a Napoli, ora parla italiano… per il Galatasaray


Victor Osimhen lascia Napoli con 75 milioni in tasca al club e una ferita aperta nei cuori di tanti tifosi. Ma non è solo la cessione in sé a far discutere, bensì l’ennesimo gesto che sa di provocazione – o peggio, di presa in giro.

Dopo quattro stagioni trascorse all’ombra del Vesuvio senza mai pronunciare pubblicamente una parola in italiano, il nigeriano ha scelto proprio il momento del suo addio per “sfoggiare” la lingua del paese che lo ha accolto e consacrato: in volo verso Istanbul, diretto al Galatasaray, ha detto con tono sicuro “Solo il Gala”. In italiano.

Uno schiaffo simbolico a una città che, al di là degli alti e bassi, lo ha reso campione e lo ha osannato come un eroe dello Scudetto dopo 33 anni. Ora quelle stesse persone si sentono tradite e beffate.

Quattro anni di silenzio (in italiano)

A Napoli, Osimhen non ha mai concesso un’intervista o una dichiarazione in italiano. Sempre inglese o francese, con l’alibi – probabilmente poco credibile – di non sentirsi sicuro nella lingua.

Nessuna parola nella lingua del popolo che lo acclamava, nemmeno nei momenti più importanti: né dopo il gol Scudetto a Udine, né durante la cerimonia al Maradona, né nelle interviste in cui bastava anche un semplice “Forza Napoli” per accorciare le distanze.

Invece niente. Muto. Distanza e freddezza. Un silenzio che ora suona come scelta calcolata, o peggio, come indifferenza verso la città che gli ha dato tutto.

“Solo il Gala”: lo striscione e l’ironia del destino

È bastata quella frase, “Solo il Gala”, pronunciata durante il volo verso Istanbul in un video diffuso dal club turco, per scatenare l’entusiasmo dei tifosi del Galatasaray. La frase è già diventata uno striscione esposto all’aeroporto Atatürk, dove oltre 10mila tifosi hanno atteso il numero 9 con la maglia rosso e arancio, a bordo del jet privato, sorridente, rilassato e finalmente… italofono.

La Napoli che resta spiazzata

A Napoli resta l’amaro in bocca. Non per il valore economico dell’operazione – che è comunque significativo – ma per la sensazione di essere stati considerati solo una tappa, una vetrina, un mezzo e non un fine.

E per il modo in cui Osimhen ha deciso di chiudere: con freddezza, senza saluti, senza un post degno, ma con un messaggio in italiano… rivolto ad altri.

In fondo, non servivano grandi discorsi. Sarebbe bastato poco: un gesto, una parola, un grazie sincero. In italiano, magari. Ora è tardi. Ora quella frase, “Solo il Gala”, suona come una condanna più che un annuncio.

E per molti napoletani, il vero addio di Osimhen non è cominciato oggi. È cominciato da tempo. In silenzio.


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