Le misteriose terme di Sinuessa: una città sommersa


Più volte appellata con il nome “città sommersa“, l’antica città di Sinuessa (posta nella località turistica di Mondragone nella provincia di Caserta – ndr) è famosa per le sue bellezze balneari, per le antichità archeologiche e per il suo centro termale di notevole interesse.

Oggi ArcheoVesuvio passerà in rassegna per i suoi lettori una delle città più antiche e caratteristiche per le sue incantevoli terme: Sinuessa sorge nel 296 a.C. e col passare del tempo divenne una delle città più importanti e floride, prima del Latium adiectum e poi dello stesso Impero Romano. Per la bella Sinuessa passava infatti, la famosa Via Appia, all’epoca grande arteria viaria che collegava la città di Capua alla grande Roma; proprio per tal motivo le sue terme erano famosissime tra le matrone e i patrizi romani, che si recavano a Sinuessa appositamente per bagnarsi nelle calde acque termali e immergersi nelle salubri acque della zona denominata, per l’appunto Incaldana. L’antica città era molto rinomata inoltre per il suo clima mite e temperato e per il suo prelibato vino, il Falerno (anche se alcuni studiosi collegano il FalernoFalciano del Massico – ndr). Successivamente con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, anche Sinuessa venne distrutta per mano delle popolazioni barbariche (Pitti, Alemanni, Franchi, Caledoni, Sassoni e così via – ndr) che la invasero, ma la causa principale del suo inesorabile declino fu il tremendo bradisismo (fenomeno vulcanico caratteristico delle cittadine della zona dei Campi Flegrei – ndr), che causò il conseguente abbandono da parte dei suoi abitanti.

I primi lavori di recupero cominciarono il 25 gennaio 1911 quando Leopoldo Schiappa face eseguire dei lavori di sterro per l’impianto di una vigna nella zona dell’Incaldana. Durante i lavori, il colono Antonio Guglielmo e il figlio Giovanni, urtarono col loro piccone, un corpo grosso e duro; stupiti dal rumore e del tutto impreparati all’imprevisto, videro emergere dalla terra due pezzi di una statua mutila delle braccia e del corpo: subito si diffuse la notizia e il ritrovamento fu segnalato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove la statua fu condotta, il giorno 10 aprile, dal professor Vittorio Spinazzola, archeologo allora direttore del Museo. Il professore face riunire i due pezzi ritrovati e i restauratori ricostruirono la famosa statua che fu chiamata la Venere Sinuessana, la cui fattura è stata attribuita a Prassitele, sommo scultore greco del IV secolo a.C.; questo capolavoro di scultura greca adornava un tempo, una delle ville romane di Sinuessa e si suppone che la villa appartenesse addirittura a Marco Tullio Cicerone. La delicata statua ritrae una donna nell’atto di uscire dalle acque, molto probabilmente dopo un bagno effettuato sulla spiaggia; la fanciulla è raffigurata infatti nell’atto di asciugarsi, mentre trattiene sui femori un telo per coprire le sue gambe. È da evidenziare che la statua fu acquistata per solo 500 lire, mentre ne valeva almeno 500mila.

In realtà dal punto di vista archeologico la colonia di Sinuessa, fondata insieme a Minturnae nel 296-295 a.C. presso l’attuale località Torre San Limato del Comune di Mondragone-Cellole, nasconde tantissimi risvolti storici interessanti: recenti e sistematiche campagne di scavo hanno riportato alla luce numerose e significative testimonianze molto importanti; infatti a Sinuessa si possono ammirare tratti delle mura in opera quadrata e tratti della viabilità urbana ed extraurbana, nonché resti dei quartieri pubblici e abitativi, tutti risalenti all’impianto coloniale originario, seppur contaminati da successivi rifacimenti di epoca repubblicana (II secolo a.C. – ndr) e imperiale (I secolo d.C. – ndr), in concomitanza con fasi di particolare sviluppo urbanistico ed edilizio. Queste testimonianze vanno ad aggiungersi e ad arricchire il già noto complesso termale denominato Aquae Sinuessanae e ai resti dei criptoportici, come quelli in località La Starza, pertinenti a ville rustiche distribuite sul territorio, famose sopratutto per la produzione del vino Falernus, molto spesso citato nei libri di storia. A epoca preromana risalgono invece, oltre ai resti di mura poligonali identificati sul Monte Cicoli, i santuari italici con stipi votive situate in località Panetelle, presso la foce del fiume Savone presso la foce del Garigliano. Lungo le sponde del fiume peraltro recenti scavi archeologici hanno messo in luce un approdo attivo tra il I secolo a.C. e I secolo d.C., con alcune fornaci per la produzione di anfore. Il Museo Civico, situato nell’attuale città di Mondragone, raccoglie reperti di epoca protostorica, ellenistico-romana e medioevale, provenienti da tutto l’ager Falernus.

Le rilassanti terme Acque Sinessane, famose sin dall’antichità, che sgorgano unicamente in località Le Vagnole, possono rivaleggiare sia per la qualità e le proporzioni dei gas, sia per i componenti solidi, con quelle famose di Baden e di Aquisgrana. Infatti i gradi solfidometrici classificano queste acque tra le migliori d’Italia. Le Acque Sinuessane erano dunque note come luogo di delizia, come scrivevano Tacito e Plinio; a causa del bradisismo le terme furono devastate dalle onde: ancora oggi vi sono ruderi in parte sommersi o completamente sepolti. Persino gli imperatori romani beneficiavano di tali acquae, che erano un rimedio anche per le donne che combattevano la sterilità e per gli uomini che curavano la loro insonnia. Infatti le terme di Sinuessa sono particolarmente adatte per bagni e inalazioni e le sue proprietà terapeutiche sono state largamente apprezzate, come testimoniano gli scavi effettuati intorno alle sorgenti: le acque venivano raccolte in grandi vasche dove gli infermi potevano agevolmente bagnarsi per curare disturbi dell’apparato respiratorio, dell’artrite e delle malattie cutanee.

Sitografia:

– Www.portaleleterme.com

– Www.campania.beniculturali.it

– Www.Tripadvisor.it


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