Napoli, in fiamme il tempio buddista più grande d’Europa. I monaci lanciano un appello alla città


Dal tipico saio arancione al rosso vivo delle fiamme, i monaci del tempio buddista sito in via Giuseppe Tomasi di Lampedusa questa notte si sono trovati avvolti dal fuoco di un incendio scoppiato probabilmente in maniera fortuita, ma che ha causato numerosi danni, seppur senza fare vittime.

Quello andato in frantumi era il più grande luogo di culto orientale esistente in tutto il continente europeo, almeno da 18 anni a questa parte. O meglio a questa notte, quando la struttura ha preso a bruciare verosimilmente a causa di un guasto di una piccola stufa a gas appartenete ad un musulmano non vedente ospitato spesso nel tempio. I materiali facilmente infiammabili che ospitano l’edificio, un capannone, poi hanno fatto il resto, facilitando la diffusione delle fiamme all’interno del tempio.

A nulla sono serviti, infatti, i pur repentini interventi dei vigili del fuoco, giunti sul posto con ben 14 autobotti poco dopo le 23:00 e impegnati in una dura lotta contro le forze della natura sino alle prime luci dell’alba, quando il sole si è trovato ad illuminare soltanto i resti di quello che fino al giorno prima costituiva punto di riferimento abituale per una comunità di circa mille cingalesi: “Il tempio buddista era la nostra casa – affermano tramite le pagine dell’edizione odierna di Repubblica.it -, ci abbiamo messo molto per costruirlo, ognuno dando quel che aveva“.

Ora sono rimaste, fortunatamente, solo le abitazioni dei monaci, che trovandosi sul lato opposto rispetto a quello in cui è sorto l’incendio, sono state risparmiate dalle fiamme, evitando una vera e propria strage. Lo stesso non vedente, prontamente soccorso dagli stessi religiosi, è stato tratto in salvo. Proprio per lui sono le prime parole di un monaco ancora sconvolto per l’accaduto: “Conosciamo quel ragazzo, lo accogliamo spesso qui. Gli diamo da mangiare oppure dei vestiti, perché non ha modo di guadagnarsi da vivere. Crediamo sia musulmano, ma questo non c’entra nulla, era solo un ragazzo in difficoltà, non è colpa sua“.

Parole che certamente mostrano tutta la bontà d’animo di persone che, nonostante la grave perdita, trovano la forza di consolare chi è stato – seppur involontariamente – causa del loro danno. Un bontà d’animo che ora gli stessi monaci sperano di trovare anche nella città di Napoli, alla quale hanno rivolto un accorato appello: “Sarebbe davvero bello se il comune e i cittadini ci aiutassero a ricostruire il nostro tempio buddista“.


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