Alberi che crollano, la colpa non è sola del vento. Parla l’Agronomo Donato Visconti

Pini domestici disseccati in piedi


Spesso ci sono stati casi in cui alcuni alberi imponenti sono caduti in quella o l’altra città della Campania. Simili avvenimenti possono essere pericolosi per l’incolumità dei cittadini e o creare disagi ostruendo intere strade.  Molte volte al disagio si somma la tragedia, come il recente episodio che ha avuto luogo a Cava de’ Tirreni. Come mai abbiamo simili avvenimenti? Per capirne di più ci siamo messi in contatto con Donato Visconti, dott. Agronomo e Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Agraria dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”.

Salve dott. Donato Visconti, come mai accade spesso in molti paesi della Campania il fenomeno della caduta degli alberi?

“Prima di tutto vi ringrazio per avermi voluto coinvolgere per parlare di questo importante problema che sempre più spesso si fa sentire e che coinvolge tutti noi. Posso dire che non è un problema che interessa solo la Campania ma tutti quei contesti urbani in cui si considera le alberature come un semplice arredo, forse perché le piante sono immobili e sono belle da vedere come può essere una panchina o fontana.

“Tutti gli esseri viventi richiedono nutrimento e crescono in determinate condizioni più o meno ampie. Gli alberi non fanno eccezione, quindi richiedono il giusto spazio per crescere e hanno delle specifiche esigenze in termini di esposizione alla luce solare, climatiche e pedologiche. Quindi l’errata piantumazione di un albero ne può pregiudicare la sopravvivenza o la normale crescita. Inoltre gli alberi richiedono interventi di manutenzione, come le potature che devono essere eseguite da personale specializzato in funzione della specie arborea rispettando i tempi e i modi giusti.

“Una delle potature molto spinte e più utilizzate in ambito urbano è la capitozzatura, trattasi di un drastico raccorciamento del tronco o delle branche dell’albero per contenere gli alberi di grandi dimensioni. Questa operazione porta nelle latifoglie (Angiosperme) per esempio platani e querce, alla formazione di rami esili da gemme avventizie, facilmente soggetti a rotture, per sopperire alla mancanza di vegetazione.

“Invece le aghifoglie (Gimnosperme), come pini e abeti, non presentano gemme dormienti o avventizie quindi non possono ricostituire la vegetazione dove è stata effettuata una potatura per cui ne provocherà un progressivo deperimento che si tradurrà in un pericolo di stabilità delle alberature.

“I tagli possono inoltre provocare l’insorgenza di patologie nei punti di taglio, come la carie del legno che, nel lungo periodo, portano alla morte o comunque l’indebolimento dell’albero pregiudicandone la stabilità”.

Quali sarebbero i mezzi preventivi per evitare un simile fenomeno?

“Prima di tutto è necessario progettare le aree verdi scegliendo specie adatte alle caratteristiche pedoclimatiche dell’area interessata prediligendo specie autoctone e rustiche in modo da limitare gli interventi di manutenzione e avere alberature sane nel lungo periodo.

“Bisogna quindi effettuare il censimento delle alberature presenti sul territorio valutandone lo stato fitosanitario e la stabilità delle stesse tramite il metodo Visual Tree Assessment (V.T.A.). Tale metodo permette di valutare visivamente alterazioni a carico di colletto, fusto e chioma dell’albero che potrebbero essere sintomo di difetti meccanici ed è corredata da rilevazioni strumentali, effettuate ad esempio con resistografo o martello a impulsi, attribuendo così una classe di rischio di cedimento per ogni alberatura. Infine bisogna effettuare il monitoraggio e la manutenzione ad hoc per ogni albero censito. Tali operazioni vengono già eseguite da diversi comuni italiani ma dovrebbe essere estesa a tutti i comuni”.


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