16 dicembre 1631, il miracolo di San Gennaro: quando il Vesuvio stava seppellendo Napoli


Non tutti sanno che il miracolo di San Gennaro, più propriamente il prodigio dello scioglimento del sangue, avviene tre volte l’anno. Oltre 19 settembre, il giorno della sua festività, abbiamo infatti altre due date: il sabato precedente alla prima domenica di maggio (dunque in un giorno che può variare dal 30 aprile al 6 maggio) in ricordo della traslazione delle spoglie, ed il 16 dicembre, in memoria del miracolo avvenuto in questo giorno del 1631.

16 dicembre 1631: il Vesuvio si sveglia dopo 130 anni

Sono le cronache dell’epoca a descrivere la terribile eruzione del Vesuvio di quel giorno. I giorni e le settimane che precedettero il 16 dicembre 1631 furono caratterizzati da segnali premonitori di un evento vulcanico, quali scosse sismiche, rigonfiamento del suolo, prosciugamento delle fonti. ‘A muntagna se ne stava quieta da ben 130 anni, fattore che lasciava presagire una certa furia in caso di risveglio. Il giorno 16 si aprì dunque una bocca a Sud Est da dove avveniva l’espulsione di lapilli e bombe di lava, le fonti invece sono in disaccordo circa una colata di lava. Il materiale eruttivo scendeva a valle a grande velocità, fino ad una violentissima esplosione che riguardò il cratere centrale dal quale furono emessi cenere, lapilli e gas. I tremori furono avvertiti a centinaia di chilometri di distanza: Puglia, Molise, Calabria e perfino in Umbria e nelle Marche. Frat’Angelo de Eugeni scrisse infatti: “In tutta la valle di Spoleto fin a Perugia e tutta la montagna di Norcia per un’hora continua furno sentite botte e rimbombi come d’artiglieria, ognun pensando fusse il luogo circumvicino e nessuno potendo penetrar dove ciò sia proceduto”.

La nube di cenere altra diversi chilometri, almeno 13, trasportata dal vento raggiunse le nazioni a oriente fino – pare – a Costantinopoli, oggi Istanbul, la capitale della Turchia. In seguito a quella eruzione il cratere principale collassò ed il Vesuvio si “accorciò” di ben 450 metri.

In serata ed il giorno successivo l’attività del Vesuvio provocò le prime morti nei pressi delle città immediatamente alle pendici del vulcano verso il mare, quali Torre Annunziata, Torre del Greco, Resina (l’odierna Ercolano) e Portici. Anche dal lato interno i danni furono enormi, con i centri abitati praticamente distrutti dalla furia eruttiva. I depositi di cenere divennero colate di fango a causa delle pioggia che scese copiosa dal cielo, causata dall’immensa quantità di vapore acqueo immessa nell’aria, aggiungendosi alla situazione già drammatica e spaventosa. Gli abitanti dei paesi limitrofi raggiunsero la capitale per salvare la vita. Alla fine dell’eruzione, che durò ben 19 giorni e fu la più potente mai registrata in età moderna, le vittime furono circa 4000.

Sin dalle prime fasi dell’eruzione fu palese che si trattava di un evento dalla potenza immensa. Poiché la furia del Vesuvio era crescente e la stessa città di Napoli sembrava in pericolo, i fedeli raggiunsero il Duomo per chiedere il miracolo a San Gennaro, protettore della città dal 1527, quando fu firmato apposito documento notarile tra la città ed il patrono dove in cambio della protezione il popolo si impegnava a costruire una cappella all’interno della cattedrale. Un voto che cento anni dopo non era stato del tutto rispettato dai napoletani, essendo la cappella ancora incompleta, e realizzato proprio in seguito ai fatti del 1631.

Il miracolo di San Gennaro

Ad ogni modo, sollecitato dal viceré Manuel de Guzman Zunica y Fonseca, il cardinale Buoncompagni fece uscire il busto di San Gennaro il pomeriggio del 17 dicembre e avviò la processione in direzione del Vesuvio. Il corteo si ingrossava metro dopo metro, raccogliendo centinaia di persone vicolo per vicolo, dai lazzari ai nobili passando per gli esponenti del clero. Fonti sostengono – ma potrebbe essere stata suggestione – che la figura di San Gennaro apparve in testa a questo fiume umano. Il corteo giunse al Ponte dei Granili (Ponte della Maddalena), il cardinale Buoncompagni quindi rivolse verso verso il vulcano le ampolle contenenti il sangue solidificato, il quale si sciolse. Da quel momento la furia del Vesuvio cominciò gradualmente a scemare ed in ricordo del miracolo, nel punto esatto in cui si ebbe la liquefazione, fu posta la statua di San Gennaro che ancora oggi è lì presente.

Fonti:
L’eruzione del Vesuvio nel 1631, Protezione Civile, sito (consultato il 16/12/2020)
ERUZIONE DEL VESUVIO DEL 1631, INGV, sito (consultato il 16/12/2020)
– L’intera istoria del glorioso martire san Gennaro. Della famiglia, vita, miracoli – Nicolò Carminio Falcone, 1713


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