Da Napoli la speranza contro il melanoma: il trattamento che aumenta la sopravvivenza


Venerdì 23 febbraio si riuniranno a Napoli, all’hotel Royal Continental, i più illustri medici in occasione del convegno della SCITO, la Società Campana di Immunoterapia Oncologica, nata grazie all’oncologo del Pascale Paolo Ascierto che mai come quest’anno punta all’obiettivo di allargarsi oltre l’Italia meridionale: sarà presentato anche un importante studio di due ricercatori relativamente al decorso del melanoma metastatico.

Dal Pascale di Napoli la speranza contro il melanoma

Per proporre soluzioni sempre più aggiornate sulla lotta al cancro e trattare nuove frontiere delle terapie immunologiche, scendono in campo in Campania le migliori professionalità specialistiche, raggruppate nella SCITO, con l’intento di estendersi in tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, tra Grecia, Turchia, Spagna e così via.

“La missione della Scito è quella di incoraggiare l’educazione, la formazione e la ricerca sull’immunoterapia oncologica rivolgendosi a esperti colleghi di differenti discipline in quanto soltanto con la multidisciplinarità e la trasversalità si possono unire le forze e dare nuovi approcci a nuove opportunità di cura ai pazienti oncologici” – dichiara Ascierto, massimo esperto al mondo nel campo del melanoma.

“Altro obiettivo della Scito è la promozione di studi clinici in quei setting di pazienti dove non c’è una frequenza della malattia importante. Si tratta per lo più di gruppi di pazienti resistenti alla chemioterapia, molto rari, con piccoli numeri, quindi, ma con bisogni importanti e proprio per questo società come la Scito possono intervenire laddove le aziende e la stessa Accademia se ne dimenticano”.

Al convegno prenderanno parte i grandi nomi dell’oncologia internazionale come Cesare Gridelli, Enzo Montesarchio, Luigi Buonaguro, Bruno Daniele, Antonio Avallone, Mario Mandalà, Hector Soto Parra, Evaristo Maiello. Presenti anche moltissimi giovani come i due ricercatori protagonisti di un nuovo promettente studio.

Si tratta di Maria Grazia Vitale, siciliana di origine ma da anni al Pascale, e del biotecnologo Domenico Mallardo, entrambi del team Ascierto. La loro ricerca rappresenta una vera e propria speranza per i pazienti affetti da melanoma metastatico a cui, fino all’altro ieri, neanche l’immunoterapia veniva vista come un’ancora di salvezza.

Si tratta di uno studio osservazionale retrospettivo che sta dimostrando come l’immunoterapia somministrata a pazienti con patologie autoimmuni – per definizione esclusi dall’immunoterapia, con multiple metastasi, senza possibilità terapeutica – stanno rispondendo meglio di quelli senza autoimmunità e che la loro sopravvivenza è più ampia e la progressione della malattia più lenta.

“Numerosi studi sostengono l’intima relazione tra cancro e malattie autoimmuni ma i meccanismi dettagliati e la fisiopatologia non sono stati chiariti, ponendo di fatto un ostacolo alla prevenzione e al trattamento della malattia stessa. I pazienti affetti da cancro con malattie autoimmuni sono stati esclusi dalla maggior parte degli studi sugli inibitori dei checkpoint immunitari a causa delle preoccupazioni sull’aumento del rischio e di eventi avversi correlati al sistema immunitario” – ha spiegato la dottoressa Vitale.

“Con questo studio abbiamo pertanto raccolto dati da 203 pazienti con melanoma metastatico in stadio III e IV non resecabili trattati con checkpoint immunitari da aprile 2016 a dicembre 2022 presso il Pascale. Di questi, 41 pazienti (il 20%) avevano una concomitante malattia autoimmune e quindi il restante 80%, 162 pazienti, che avevano ricevuto l’immunoterapia sono stati utilizzati come gruppo di controllo”.

“La migliore risposta complessiva – prosegue il dottor Mallardo spiegando i risultati dello studio – dopo il trattamento con l’immunoterapia è stata del 46,3% e del 32,7% rispettivamente nel gruppo autoimmune e in quello di controllo. Nel gruppo di pazienti con malattia autoimmune la frequenza di interruzione permanente dovuta al peggioramento della malattia autoimmune è stata del 26,8%”.

“Il tasso di mortalità è stato del 29,3%, In conclusione i pazienti con una malattia autoimmune preesistente hanno mostrato una migliore risposta. Considerando la complessità di questi ammalati, sono ovviamente necessari un approccio multidisciplinare e una rete ospedaliera per gestire la riacutizzazione dell’autoimmunità e gli effetti collaterali”.

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