VIDEO/ Pasquetta, lido vieta l’ingresso a 3 ragazze: “Nude sì, con la tuta leopardata no”


Un noto lido di Licola non ha consentito l’ingresso a tre ragazze, nel giorno di Pasquetta, a causa del loro abbigliamento. Il video denuncia è stato pubblicato su TikTok ed è stato rilanciato dal consigliere regionale Pasquale Di Fenza: le giovani indossavano tutte e tre una tuta leopardata, motivo per il quale – a loro detta – sarebbero state scartate all’ingresso.

Lido non fa entrare 3 ragazze con la tuta leopardata

“Non possiamo entrare, con un tavolo prenotato per dieci persone, perché abbiamo questa tuta. Non stampe, ma nude sì. Sulla locandina non era scritto di un dress code, figuratevi se fosse stato questo il problema. Nessuno ha avvisato di niente” – questo il racconto delle ragazze. Nei commenti sul social aggiungono: “Hanno scartato noi tre donne facendo entrare però altre donne con la stessa tuta”.

Il confine tra discrezione dei locali e la legge

Sono effettivamente molti i lidi della zona che operano una selezione all’ingresso, i cui criteri spesso non sono molto chiari agli utenti. Non è chiaro neanche il limite tra la discrezione e quanto previsto dall’articolo 187 del Regolamento TULPS: “Salvo quanto dispongono gli articoli 689 e 691 del codice penale, gli esercenti non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo”.

Che i locali possano fare una selezione all’ingresso sembra essere pacificamente permesso, ammesso che i motivi di scarto non siano eminentemente discriminatori e fondati sul sesso, l’orientamento sessuale, l’etnia e simili. L’abbigliamento costituisce una zona grigia, tanto più che a volte sembrano essere fatte delle distinzioni difficilmente comprensibili.

Il consigliere Di Fenza a tal proposito ha aggiunto: “Non è la prima volta che i gestori dei lidi di Varcaturo o Castelvolturno si rendono autori di iniziative simili. Negano l’accesso ai giovani per l’aspetto fisico o per l’abito che indossano. Chiediamo alla Polizia di Stato e al Comune di Pozzuoli di vigilare su queste strutture in quanto molte di esse operano in spregio alle norme del Testo Unico sulla Pubblica Sicurezza, negando prestazioni a domanda individuale. La moda di “scartare” giovani ragazzi che vogliono divertirsi deve finire. In Italia esiste ancora la libertà di potersi esprimere come meglio si crede. Non siamo un paese in cui esiste la Polizia Morale”.


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