Il razzismo anti napoletano insegnato a scuola: i rapinatori di Rolex nel libro di testo

Banda dei Rolex da Napoli - La discriminazione tra i banchi di scuola


Il pregiudizio ed il razzismo anti napoletano insegnato nei banchi di scuola. L’ennesimo caso di questo tipo è stato segnalato da un genitore che ha fotografato la pagina di un libro di testo delle scuole medie, in cui viene preso ad esempio un articolo di cronaca per mostrare il modo corretto di scrivere un articolo giornalistico. Ma guarda caso, tra decine di pezzi che ogni giorno vengono pubblicati sulle pagine dei quotidiani italiani, è stato preso proprio uno che porta come titolo “La banda dei Rolex in trasferta da Napoli”.

Il razzismo anti napoletano insegnati a scuola

Il concetto viene ovviamente rimarcato nella sezione dedicata alla lettura guidata e attraverso le note, in cui viene ripetuto che la banda è formata da rapinatori provenienti da Napoli, oltre ad essere precisato il grande valore economico dei Rolex che alletta i criminali e fa loro percorrere centinaia di chilometri per derubare il facoltoso imprenditore fiorentino preso di mira, tra l’altro anche possessore di una Ferrari.

Quello che emerge è così un divario territoriale, una lettura necessariamente superficiale visto che è affidata a menti giovani e contestualizzata in una lezione scolastica che ha ad oggetto non il fatto in sé, ma la modalità di scrittura di un articolo. In tal modo il messaggio – in cui una parte d’Italia viene descritta terra del crimine e l’altra della prosperità – diventa subliminale, visto che la narrazione anti partenopea e anti meridionale in Italia è estremamente diffusa ed è parte costituente stessa dell’identità e dei valori del popolo italiano.

Le dimostrazioni di tale discorso sono numerose e diffuse. Per avere un primo polso della situazione basta leggere i commenti sui social, come anche i tanti articoli giornale, per restare in tema, in cui vengono riportate dichiarazioni di turisti che sono rimasti colpiti in positivo dalla visita a Napoli, una città “che non si aspettavano” fosse normale, dove non si spara e non si ruba ad ogni angolo e ad ogni ora del giorno. Se un forestiero afferma una cosa del genere, vuol dire che nella sua mente vi era un sistema di pregiudizi. Un sistema che non si forma da solo né dall’oggi al domani, ma che è insito e instillato nella narrazione nazionale. Un racconto al quale contribuiscono, eccome se contribuiscono, anche le lezioni apprese tra i banchi di scuola.


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