I primati del Regno delle Due Sicilie che resero Napoli una grande capitale

I territori del Regno delle Due Sicilie


Il 20 marzo 1861 cessa di esistere il Regno delle due Sicilie. Battaglie violente, plebisciti d’annessione poco democratici e una serie di calunnie contro il governo dei Borbone, pone fine ad uno degli stati italiani più potenti di quel secolo. Non sono pochi i documenti storici che testimoniano il potere economico e l’avanzamento sociale e soprattutto i primati italiani ed europei di Napoli e dell’intero regno meridionale. La conquista piemontese capovolse la situazione a tal punto da generare la cosiddetta “questione meridionale” e nacque un movimento di uomini e di idee che lottò per ridare lustro ad un Mezzogiorno martoriato e sfruttato. Il movimento prese il nome di “Meridionalismo”.

La grandezza di Napoli Capitale e del Regno delle Due Sicilie

Se ancora ci sono persone non convinte di tutto quel che fin ora è stato scritto, Vesuviolive.it ha raccolto una serie di primati del Regno delle Due Sicilie a testimonianza di una realtà storica soffocata dall’ancora attuale dittatura settentrionale. Alla fine di questa descrizione che intende confutare le tesi di chi sostiene l’estrema arretratezza del Meridione al momento dell’Unità, troverete la lista di tutti i primati che abbiamo trattato in modo più ampio, e cliccando su di essi ne potrete leggere la storia.

Le Due Sicilie era il regno più industrializzato italiano

Nel 1861 un censimento effettuato dal neonato Regno d’Italia dimostrò che il Regno delle due Sicilie era lo Stato preunitario più industrializzato in assoluto, essendo infatti circa 1.600.000 gli addetti su circa 3.130.000 complessivi di abitanti per un totale del 51% di lavoratori industrializzati. 

Pietrarsa

Locomotive in mostra a Pietrarsa

Il Regno poteva vantare il maggior complesso industriale metalmeccanico d’Italia, grazie soprattutto alla ferriera di Mongiana, allo stabilimento Ferdinandea e all’opificio ferroviario di Pietrarsa, il quale dava lavoro a 1125 operai, fu visitato dallo zar Nicola I e da papa Pio IX., fu voluto da Ferdinando I delle Due Sicilie affinché il Regno non dipendesse da nessun altro Paese ed è lo stabilimento furono prodotti i primi treni a vapore, rotaie e un’immensa statua di Ferdinando II, ancora oggi conservata nel museo nazionale ferroviario. Il Polo siderurgico di Mongiana  sfornava in media 1.442 canne per fucile e 1.212 canne per pistola al giorno, ancora una volta soltanto grazie all’intervento dei Borbone che ne migliorarono i mezzi di produzione, aggiornandoli attraverso l’invio di alcuni studiosi in Europa a studiare le metodologie inglesi e francesi per produrre ferro. Napoli e Castellamare inoltre avevano a disposizione la maggior industria navalmeccanica d’Italia.

Ferdinando I

La nave a vapore “Ferdinando I”

Altri primati ancora: prima flotta mercantile d’Italia e seconda in Europa solo dopo quella inglese; prima nave a vapore dell’Europa continentale, la Ferdinando I; primo transatlantico a vapore d’Italia, la Sicilia, realizzata nel 1854; prima Compagnia di Navigazione del Mediterraneo; primo Codice Marittimo Italiano, il Codice De Jorio, redatto nel 1781 per il Regio Governo da Michele De Jorio, giurista di Procida; terza flotta militare d’Europa dopo quelle britannica e francese.

Ferdinando I Re delle Due Sicilie

Ritratto di Ferdinando I, Re delle Due Sicilie

Il Regno delle Due Sicilie ed il welfare state

I regnanti borbonici sapevano essere all’avanguardia anche per quanto riguarda quel che oggi definiamo “welfare state”. Dopo la caduta di Napoleone, l’unico a lasciare in vigore i codici francesi fu il sovrano Ferdinando I, il quale incaricò alcuni giuristi meridionali di rielaborarli e nel 1819 venne alla luce il Codice per lo Regno delle Due Sicilie, che pose il Regno al primo posto anche dal punto di vista giudiziario e civile, in quanto grazie a quel testo fu instaurato il primissimo sistema pensionistico.

A Ferdinando va altresì attribuita la fondazione di uno dei pochi nuclei socialisti, in grado di sopravvivere tra realtà e utopia: Ferdinandopoli, meglio nota come San Leucio. Alla base di questa piccola realtà c’era uno dei primi statuti socialisti, il quale si basava su tre principi modello: l’educazione, considerata l’origine della pubblica tranquillità; la buona fede, ossia la prima delle virtù sociali; il merito, la sola distinzione tra gli individui;  il lusso e i testamenti non furono inoltre previsti, tutti dovevano essere uguali dinnanzi alla legge e allo Stato e perciò  non c’erano differenze fra maschi e femmine e fra classi sociali. Questa piccola realtà istituzionale riusciva concretamente a far vivere degli ideali socialisti anacronistici e ritenuti ancora oggi utopici.

Il Regno delle due Sicilie aveva la più alta percentuale di medici e di amnistiati politici, e quella più bassa di mortalità infantile. Nel febbraio del 1828 Francesco I di Borbone incaricò l’ingegnere di stato Luigi Giura di provvedere alla costruzione di un ponte sospeso in ferro sul Garigliano, anche questo primo in Italia, nonostante lo scetticismo, tra gli altri, degli Inglesi, i quali furono i primi a costruirne uno ma che videro cedere dopo poco tempo: per la sua inaugurazione il sovrano si pose al centro della campata e ordinò che sul ponte passassero due squadroni di lancieri al trotto e ben sedici traini d’artiglieria, dimostrando così la solidità della costruzione.

Il ponte su Garigliano

Il ponte su Garigliano, il primo sospeso e in ferro dell’Europa continentale

Numerosissime le opere pubbliche: il primo telegrafo elettrico d’Italia, la prima rete di fari con sistema lenticolare, la prima ferrovia e prima stazione d’Italia, la Napoli – Portici, istituita nel 1839. Nacquero poi i primi Monti di Pegno e Frumentari, i quali prestavano denaro ad interessi bassissimi.

Albergo dei poveri

Il Real Albergo dei Poveri

Nel 1751 Carlo di Borbone, sovrano illuminato, fondò il primo Albergo dei poveri, dove vennero accolti 8.000 tra indigenti e diseredati debellando la piaga dell’accattonaggio, successivamente pure “donne perdute” e “giovani da rieducare”. Venne istituita l’assistenza sanitaria per gli anziani e gli inabili; molti giovani furono avviati ad una professione e venivano loro insegnate varie arti oltre allo studio della grammatica e dell’aritmetica. Furono istituiti molti collegi militari ancora oggi attivi, tra cui la Nunziatella, una delle scuole di formazione militare più note ancora oggi.

Teatro San Carlo

Interno del Real Teatro di San Carlo

Il Teatro San Carlo di Napoli, meraviglia del mondo

Nel 1737 fu edificato a Napoli, per volontà di Carlo di Borbone il quale donò alla struttura un fondo di 2.500 ducati, uno dei più importanti teatri d’Europa: il Real Teatro di San Carlocostruito in soli 270 giorni, il più antico teatro d’opera tutt’ora attivo in Europa.La formazione del museo archeologico e dell’officina dei papiri rispecchia quel periodo che attraversò tutto il ‘700 napoletano in cui i sovrani s’impegnarono nell’arricchimento culturale del proprio popolo; in questo periodo il regno formò Giovanbattista Vico, Gaetano Filangieri, Antonio Genovesi, Ferdinando Galiani, Giacomo Della Porta, Pietro Giannone, Mario Pagano.

Il Regno vantava quattro università e il maggior numero di studenti universitari, e il 55% dei libri pubblicati in Italia erano di case editrici napoletane. Furono aperte biblioteche, accademie culturali (la più famosa l’Ercolanense, fondata nel 1755) e il Gabinetto di Fisica del Re ed erano organizzati frequenti congressi scientifici; i lavoratori del mondo dello spettacolo erano tutelati  dal punto di vista previdenziale. Fu fondato l’Osservatorio Sismologico Vesuviano (primo al mondo), realizzato dal fisico Macedonio Melloni e sviluppato da Luigi Palmieri con annessa stazione meteorologica e Palermo divenne famosa per la presenza dell’astronomo Giuseppe Piazzi.

Principe di Biscari

Il Principe di Biscari

Non solo Napoli: la Sicilia ed i suoi primati

Nel 1778 il re Ferdinando di Borbone istituì in Sicilia un servizio di tutela monumentale con due Regie Custodie aventi a capo il Principe Ignazio di Biscari e il Principe di Torremuzza. Biscari è stato l’autore di numerose scoperte archeologiche presso Catania (un anfiteatro, un teatro, una vecchia curia e  alcune terme ), ha promosso gli scavi a Camarina, Siracusa, Lentini e Taormina descrivendo le sue scoperte archeologiche in un volume intitolato Viaggio per tutte le antichità della Sicilia, pubblicato a Napoli nel 1781; finanziò poi la costruzione di un ponte sul Simeto e fondò e finanziò l’Accademia degli Etnei. La fama del Principe era molto vasta, e numerose accademie italiane ed estere procedevano a nominarlo loro socio. Torremuzza invece era un appassionato di numismatica, tanto che nel 1762 pubblicò un volume dal titolo “Le antiche iscrizioni di Palermo”. Ha donato circa 12.000 volumi ai Gesuiti, che gestivano quella che divenne poi la Biblioteca Nazionale, oggi Biblioteca Regionale Centrale della Regione Siciliana.

A carico dei meridionali c’era il peso fiscale più basso di tutta la penisola italiana, e il Regno delle due Sicilie era il primo Stato Italiano per ricchezza. La rendita statale era quotata nella Borsa di Parigi al 120%.

La fine Regno delle Due Sicilie ed il declino del Sud

Il Regno delle Due Sicilie, perciò, riusciva a coniugare il benessere dello Stato con il benessere dei propri cittadini, il livello del quale per l’epoca considerata era molto alto ed era comunque maggiore a quello dei cittadini degli altri Stati Preunitari. Al contrario di quanto affermano i libri di storia contenenti le menzogne ufficiali, il Regno borbonico era tutt’altro che arretrato, tirannico, inefficiente, straniero: era soltanto fastidioso, perciò doveva cessare di esistere per divenire colonia interna, serbatoio di uomini e risorse a poco prezzo.

 

Tutti i primati del Regno delle Due Sicilie e di Napoli Capitale:


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