Pene esemplari per gli esecutori della strage di Castel Volturno


Confermato l’ergastolo per gli esecutori delle stragi di Castel Volturno, quella del 18 Agosto del 2008 dove cinque nigeriani rimasero miracolosamente illesi e per l’eccidio del 18 Settembre dello stesso anno dove furono letteralmente massacrati e uccisi sette ghanesi . La cassazione si è pronunciata ieri, dichiarando che i killer agirono con “elevatissima aggressività” senza preoccuparsi dell’integrità di alcuno, dimostrando altresì, “un’evidente avversione e chiaro disprezzo per le persone di colore“.

Questa la motivazione che ha spinto i giudici a confermare la condanna all’ergastolo per i killer coinvolti nella strage. Gli assassini, appartenenti al clan dei casalesi, avevano imposto il pagamento del pizzo ai pusher africani, decidendo così di colpire un’ associazione di nigeriani da anni impegnata nella lotta all’illegalità spronando i propri connazionali ad un contatto diretto con le forze dell’ordine. Ma al momento della strage qualcosa andò storto, le armi si incepparono e i nigeriani scamparono miracolosamente all’eccidio. Così come raccontato dal pentito Oreste Spagnuolo, facente parte anch‘esso del commando – “visto che i nigeriani non avevano capito da chi fosse partita la spedizione punitiva, facemmo un altro raid presso la sartoria sulla statale Domitiana dove erano solite radunarsi persone di colore“. Una strage efferata, per molti considerata una vera e propria mattanza. I presenti furono massacrati a colpi di kalashnikov e mitragliatrice.

Condannato a 44 anni Giuseppe Setola, 38 anni per Alessandro Cirillo, 34 per Giovanni Letizia e 39 per Davide Granata. Aumentata la pena ad Antonio Alluce a 42 anni. Ad inasprire le pene le aggravanti del metodo mafioso, della strage, dell’odio razziale e dell’aver agito per futili motivi.

Gli affiliati del clan durante il processo hanno provato a sostenere una tesi sostanzialmente diversa, affermando che non si trattava di strage, ma di omicidio plurimo, in quanto non vi era l’intenzione di compiere una mattanza. A nulla sono valsi i tentativi di difesa, si legge infatti nei verbali della condanna: “risultata accertata la manifestata intenzione di colpire chiunque capitasse a tiro, senza risparmiare neppure donne e bambini e, comunque, persone inermi, l’intento del gruppo di fuoco era quello di uccidere tutti coloro che fossero presenti nella sartoria evitando che vi fossero superstiti“.


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