Il sociologo Napoletano De Masi: “Napoli come l’Afghanistan, è come andare in guerra”


Ma come possiamo pensare di “riabilitare” Napoli agli occhi del mondo se al giorno d’oggi esiste ancora gente che si assume la responsabilità di esporre, pubblicamente, pareri inaccettabili sulla gente e sulla realtà (seppur difficile e contraddittoria) della nostra città? La cosa poi più sconvolgente è che spesso simili teorie vengono sostenute da intellettuali napoletani, una particolare non da poco, che ne aumenta esponenzialmente la credibilità!

A lanciare l’ultima provocazione il sociologo napoletano Domenico De Masi che, durante un intervento al programma “La Zanzara” su Radio24, ha commentato così la morte di Davide Bifolco: “La colpa della morte del ragazzo di 17 anni è di Napoli, un sistema in decomposizione, un malato terminale. Difficile pensare che una cosa del genere possa capitare a Bergamo“.

Non contento rincara la dose sostenendo una delle tesi ultimamente espresse dal leghista (e razzista) Borghezio: “Stare a Napoli è come andare in Afghanistan, è una guerra. Ci vai e sai quello che ti aspetta, bisogna attrezzarsi. Se a governare ci fosse un triunvirato fatto da Churchill, Roosevelt e De Gaulle, ecco anche loro avrebbero difficoltà enormi“.

Mi chiedo come sia possibile che un sociologo del calibro di De Masi cada nel tranello del “bersaglio facile”. Risulta piuttosto difficile pensare che un esperto di sociologia non metta in conto che i problemi delle periferie e dell’emarginazione sociale non hanno cittadinanza, essendo figlie di meccanismi sociali che si ripetono in ogni grande città, senza contare lo sconcertante paragone fatto tra Napoli a Bergamo ( accostamento inammissibile per densità sociale ed estensione urbanistica). Non sarebbe stato forse eticamente più corretto paragonare Napoli a Milano, metropoli tra le più pericolose d’Italia?

Un ultimo attacco De Masi lo ha sferrato al sindaco De Magistris sostenendo che: la città ” Ha avuto anche la scalogna di essere stata gestita in modo squinternato”.

Napoli non è paradiso e non è inferno. Non è un contesto semplice ma nemmeno paragonabile ad uno stato di guerra. Napoli è una città che soffre degli stessi identici mali delle grandi città, e forse, per far si che alcune cose cambino bisognerebbe iniziare a ribellarsi ogni qual volta un intellettuale, uno scrittore o un giornalista cede alla tentazione di cadere nella più facile delle equazioni: Napoli uguale teatro di guerra!


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