Pizzeria Pellone sotto accusa, prezzi esorbitanti e niente scontrini


È polemica sulla Pizzeria Pellone a Napoli. La nota pizzeria storica napoletana è finita sui social network a causa di un cliente che ha denunciato prezzi esorbitanti e la mancata fatturazione del conto.

EXPO A NAPOLIQualcuno dovrebbe spiegare ai proprietari della storia Pizzeria Pellone (vicino piazza Nazionale) che l’Expo si tiene a Milano e che pure li si stanno tutti lamentando dei prezzi esagerati.
Ma soprattutto qui, a Napoli, dove una pizza fritta da Di Matteo costa 5 euro e una pizza “gourmet” alla Notizia non supera i 10 euro pagare 12 euro un’ortolana, 14(!!!) una bufalina e 9 una pizza fritta cicoli e ricotta (che non sono proprio due ingredienti nobili) è una presa in giro. Una presa in giro per noi, che qui ci viviamo e che sappiamo come pizze altrettanto buone si possano pagare la metà facendo pochi passi e una presa in giro doppiamente più grande per gli ignari turisti che, poveri loro, non avendo metri di paragoni escono pure felici e contenti.
Dal canto mio non ci metterò più piede con mio sommo dispiacere e mi farò mancare la loro enorme e ottima pizza fritta.
Che vadano a venderla all’Expo…anzi no, perché lì non portare il menu a tavola e non fare lo scontrino (“la cassa si è rotta proprio due persone prima”) potrebbero crear loro dei seri problemi.
Ciao Pellone Ciao

boicotta pizzeria pellone

 

Ciò che fa arrabbiare il cliente, che sul social network ha postato anche il conto non fiscale della pizzeria, non è tanto la mancata fatturazione ma i prezzi, secondo lui, esorbitanti delle pizze. 14 euro una bufalina, 12 l’ortolana e 9 euro la pizza fritta cigoli e ricotta. E via ad una valanga di commenti e condivisioni, il popolo di facebook si divide tra chi è d’accordo con il cliente e chi invece pensa che la qualità, quella che una pizzeria storica come Pellone offre, si paga.

Così i titolari della pizzeria Pellone, sempre su Facebook, si scusano con i clienti e replicano alle accuse scrivendo: “Carissimi Vi scrivono i titolari della pizzeria Pellone, vogliamo chiedere scusa pubblicamente a tutti coloro che si sono sentiti trattare male o che hanno pagato troppo, secondo loro,per ciò che hanno consumato nel nostro locale. Torniamo un po’ indietro nel tempo a quando eravamo tre giovanotti con tanta voglia di fare.Erano gli anni 70, guardavamo sbalorditi nostro zio, che da solo portava avanti quest’attività,ZI VICIENZ, colui che ci ha inculcato la passione per l’acqua e farina, con l’obiettivo di migliorare sempre, di rispettare i clienti, proponendo sempre il meglio, e pensavamo di esserci quasi riusciti insieme ai nostri collaboratori, 20 persone, regolarmente inquadrati e noi tre, ma il meglio è sempre il più caro e noi imperterriti abbiamo rispettato questo principio, ma a volte non tutti riescono a comprendere tutto questo, ma per fortuna la maggior parte si. Otteniamo riconoscimenti tutti i giorni e ben 12000 persone ci seguono su Facebook, con tantissime manifestazioni di stima, siamo tra i le migliori pizzerie secondo il Gambero Rosso, le guide turistiche e la Federico II ha voluto INSIGNIRE nostro fratello Francesco della laurea ad ONOREM. Forse tutto questo non basta per essere stimati da tutti, ma credeteci che ci è servito per fermarci a riflettere e per rafforzare ancora di più, nella nostra grande famiglia allargata,ad avere la voglia di fare sempre meglio. Per concludere, un po’ di tempo fa prima dell’era dei SOCIAL avevamo un cartello su cui c’era scritto “SE AVETE MANGIATO BENE DITELO A TUTTI MA SE AVETE MANGIATO MALE DITELO A NOI” e vorremmo che questo motto fosse quello che farete da domani. Grazie a tutti per i messaggi di stima e grazie ancora a coloro che ci hanno maltrattati. #‎nonboicottarepizzeriapellone‬

pellone

È chiaro che la qualità si paga, anche se una pizza è fatta con prodotti poveri, quello che incide sul prezzo finale è qualità degli ingredienti. Ricordiamo, inoltre, che la mozzarella di bufala è un prodotto che non costa di certo poco, è un’eccellenza regolata da un rigido disciplinare e che porta la denominazione di origine controllata. Quello che ovviamente dovrebbe destare preoccupazione non è il conto, ma la mancata fatturazione di quest’ultimo.


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