Il San Paolo diventa teatro di protesta per la Terra dei Fuochi


Essere Campani in un momento storico come questo non è affatto semplice e lo è ancor di meno per le migliaia di persone intrappolate nella tristemente conosciuta Terra dei Fuochi, un triangolo maledetto dove la gente si consuma lentamente e le istituzioni continuano a rimanere, fondamentalmente, in silenzio.

Un immobilismo insensato e pericoloso che continua a mettere in pericolo migliaia di individui, quegli stessi individui che, senza rabbia e senza paura, stanno portando avanti da anni una vera e propria battaglia sociale. Una sorta di grido disperato che, pian piano, sta esplodendo con una forza mediatica inaspettata, in tutta Italia. La gente non vuole più morire, è stanca di ammalarsi di cancro, è stanca di veder soffrire i propri figli, i propri fratelli, le proprie madri. La gente è stanca di aspettare con mesta rassegnazione l’arrivo del morbo malvagio che prima di ucciderti, ti divora piano piano dall’interno.

È in un simile contesto che è nata l’idea di protesta di Irene De Crescenzo, semplice cittadina che, con determinazione e coraggio, si è fatta portavoce di tutti coloro che hanno scelto di dire “No” al massacro di innocenti che continua ad avvenire nei territori compresi tra Napoli e Caserta.

Questi i presupposti che hanno ispirato la contestazione denominata “San Paolo in luttopartita da Facebook e sorretta da un nutrito gruppo di attivisti, che si terrà in occasione dell’incontro di calcio Italia-Armenia allo Stadio San Paolo di Napoli il 15 ottobre per la Qualificazione ai Mondiali 2014. Una protesta simbolica, pacifica, incontestabile, che senza troppi teatrini chiede unicamente di manifestare il proprio lutto per quelle decine e decine di città che stanno scomparendo sotto i colpi mortali e ineluttabili di una criminalità che ha fatto delle proprie terre una vera e propria fabbrica di veleno. Una protesta semplice che trova la sua massima espressione in magliette nere e silenzio, quel silenzio che per anni è stato riservato ai cittadini, magliette nere e silenzio per mettere sotto i riflettori l’esistenza di un problema che deve essere risolto e che, per ottenere risposte e soluzioni, sfrutta l‘eco mediatico e la forza aggregativa che solo un campo da calcio riesce a suscitare.

Noi di Vesuviolive non potevamo che accodarci chiedendo a tutti i nostri lettori che prenderanno parte all’evento, di aderire alla protesta e di diffondere la notizia tra amici e conoscenti.. Perché l’unica cosa che ci resta da fare per non soccombere è unirci e combattere insieme.

Pubblichiamo di seguito la lettera di Irene, ideatrice della protesta:

Egregio Signor Presidente,
mi chiamo Irene De Crescenzo e sono una cittadina della oggi tristemente rinomata “ terra dei fuochi ”.

Ci tengo a precisarLe che sono solo una portavoce di anime e di dolore in questo momento. Tre giorni fa sul social network facebook ho creato un evento dal titolo “San Paolo in lutto” invitando i tifosi, che alla partita del 15 ottobre si recheranno allo stadio, ad indossare magliette nere in segno di lutto per le numerosi morti che si stanno susseguendo da anni nel nostro territorio.

In meno di tre giorni molte sono state le adesioni della gente comune, numerosi sono stati gli aiuti ricevuti per la promozione dell’iniziativa, (anche da parte di giornali online), tanto da fare, dello stesso evento, una cassa di risonanza importante.

Perché ho/abbiamo scelto proprio il calcio e perché proprio l’Italia? Semplice. Il calcio è l’unico sport che riesce, ad oggi, a legare le persone, ad unirle, come la popolazione di questo territorio martoriato si è unita nelle numerose marce e nelle tante manifestazioni che da anni si svolgono sul territorio.

Noi quindi il 15 saremo li, al San Paolo di Napoli, siamo Italiani e tifosi della nostra Nazionale, ma, per dimostrare il nostro lutto, indosseremo le maglie nere osservando il silenzio, lo stesso silenzio che le istituzioni ci hanno riservato per anni.

Sono un giovane avvocato ignara del futuro riservatole e ormai priva di ogni certezza, anche la più basilare, come il diritto alla salute, alla vita! Ho paura addirittura di crearmi una famiglia perché i miei figli potrebbero rimanere orfani oppure potrei perderli prematuramente? Non ho più nessuna certezza. E con me, i miei amici, la mia generazione, gravata dalla pesante eredità di morte e malattia e disperazione! Ma è la stessa disperazione ora ci spinge a muoverci, ad agire, in ogni modo, con ogni mezzo, nel rispetto sempre della legalità.

Da qui la mia richiesta, una richiesta alla quale le istituzioni, purtroppo attaccate da un cancro molto aggressivo e pervasivo non hanno voluto né saputo rispondere, a ché Lei possa intervenire spendendo poche ma efficaci parole a favore del nostro paese e per appoggiare ed evidenziare la nostra iniziativa, (Le ripeto io sono solo stata un “mezzo”) facendo indossare il lutto al braccio degli azzurri che rappresentano anche noi – verranno al San Paolo, a Napoli – e l’Italia ha il dovere di sapere ( anche chi non vuole credere) che noi siamo un paese in lutto.

Il lutto al braccio sarà in memoria dei già numerosi bambini che hanno rimesso prematuramente la loro vita, delle madri, dei padri, dei numerosi amici che negli ultimi anni sono scomparsi lasciando le famiglie in un dolore che non potrà mai essere colmato; in onore alle “mamme vulcaniche” che hanno visto i loro figli non solo morire o nascere malformati,ma addirittura non nascere poiché ci sono tante donne che non riescono a portare avanti il concepimento. Le sembra un caso? A noi no.

Ci hanno privato dell’aria, dell’acqua, del cibo ma non vogliamo che ci tolgano anche la speranza. Noi vogliamo vivere! La nostra Campania ormai infelix non vuole rassegnarsi, noi non possiamo rassegnarci, lo dobbiamo alle generazioni future perché io, noi, già siamo stati condannati senza appello e senza speranza.

Lei può fare molto: evitare che reportage televisivi o giornalistici sull’ennesima morte per cancro o su nuovi sotterramenti di rifiuti o sul milionesimo rogo tossico nella terra dei fuochi, dopo aver suscitato temporaneamente commozione, partecipazione e pianto, cadano nel dimenticatoio facendo si che si torni alla vita normale.

C’è necessità a ché il popolo italiano, tutto, comprenda il nostro dramma ma, soprattutto, che esso tocchi l’Italia intera e non solo l’inferno della provincia di Napoli-Caserta o, al più, della regione Campania. Ripeto è un problema che abbraccia la totalità di una nazione.

Non ci abbandonate, siate dalla nostra parte. Solo se la popolazione diventa consapevole e resta unita per risolvere, democraticamente, le emergenze, potrà esserci una rinascita. Anche un piccolo grande gesto come questo può aiutare il risveglio delle coscienze.

Confidando in una positiva risposta Le porgo, a nome di tutti, distinti saluti.

Irene De Crescenzo


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