Stretta sui riscaldamenti, quando si potranno accendere i termosifoni: il calendario città per città

Riscaldamento Marano


Il nuovo piano di risparmi di gas e luce varato dal ministero della Transizione ecologica prevede una stretta sull’uso dei termosifoni per i prossimi mesi. Oltre a un temperatura massima che dovrà essere di 19 gradi in casa, si potrà tenere acceso l’impianto per un’ora in meno al giorno e quindi per quindici giorni in meno.

Termosifoni, stretta sui riscaldamenti dal Governo

Il Regolamento serve per “realizzare da subito risparmi utili a livello europeo a prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture di gas dalla Russia”. L’obiettivo è risparmiare fino a 5,3 miliardi di metri cubi di gas, per non farsi trovare impreparati a nuovi stop di metano.

Secondo Enea la stretta governativa sui riscaldamenti vale un risparmio di 178,63 euro sulla bolletta annuale. Se a questo aggiungiamo i comportamenti di riduzione dei consumi si aggiungono altri 428.75 euro: in totale potremmo avere un risparmio di 607,58 euro.

Quest’anno si dovrà posticipare la data di inizio dei riscaldamenti di 8 giorni e si anticiperà quella di fine di 7. Queste date cambieranno in base a sei zone climatiche in cui è stato diviso il territorio italiano. A stabilirlo è un vecchio decreto del presidente della Repubblica del 1993, che istituisce zone dalla A alla F in base al clima medio registrato.

Il calendario e i comuni interessati

Secondo il piano Cingolani i giorni di accensione dei termosifoni, nelle varie Aree del Paese, saranno i seguenti: Zona A (5 ore giornaliere dall’8 dicembre al 7 marzo), Zona B (7 ore giornaliere dall’8 dicembre al 23 marzo), Zona C (9 ore giornaliere dal 22 novembre al 23 marzo), Zona D (11 ore giornaliere dall’8 novembre al 7 aprile), Zona E (13 ore giornaliere dal 22 ottobre al 7 aprile), Zona F (nessuna limitazione).

A non essere coinvolti dalle restrizioni sono i territori della zona F e quindi i comuni lungo l’arco alpino (come Bolzano, Aosta, Belluno, Sondrio, ma anche alcuni municipi in provincia di Bergamo, Brescia e Varese) e alcuni dell’Appennino (come l’area del reatino). Nella zona A invece ci sono Lampedusa e Linosa e altre aree della Sicilia come Porto Empedocle.

La zona B coinvolge Sicilia e Calabria, con le province di Agrigento, Catania, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa e Trapani. La C riguarda Sardegna e aree del Centro-Sud: ci sono i centri della fascia adriatica del Nord, ma anche le province di Cagliari, Cosenza, Napoli, Bari, Salerno, Oristano e Taranto.

Quanto alla zona D ad essere coinvolta è la maggior parte del Centro Italia, con alcune eccezioni a Nord e Sud. Ci sono, tra le altre, le province di Roma, Firenze, Pisa, Livorno, Siena, ma anche Genova, Vibo Valentia, Avellino e Caltanissetta.

Ma è la zona E che coinvolge in assoluto più territori (tutto il Nord e gran parte del Centro appenninico). Qui troviamo: Milano, Torino, Bologna, L’Aquila, Venezia, Trieste, Verona, Bergamo, Brescia, Parma, Perugia, Potenza, Arezzo, Bolzano, Alessandria, Padova e Udine.


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