Luca Abete smaschera il mercato delle gravidanze: uomini vendono il seme per 15mila euro

Il servizio di Luca Abete sul mercato del seme e delle gravidanze


Luca Abete fa emergere il mercato delle gravidanze. L’inviato dei Striscia la Notizia ha messo in risalto una pratica di cui si servirebbero soprattutto le coppie gay o le aspiranti madri single che non potrebbero usufruire della fecondazione artificiale, in Italia.

Luca Abete e il mercato delle gravidanze e del seme

Sui social esistono diversi gruppi dedicati proprio al mercato del seme. Sono molti, specialmente gli uomini, che offrono il proprio seme a pagamento per fare in modo che le donne possano restare incinte. Nel servizio è stato organizzato un incontro, al Centro Direzionale di Napoli, tra una donna coinvolta da Striscia la Notizia e un uomo “trovato” proprio attraverso gli annunci sui social. Costui fa comprendere di avere esperienza in questo tipo di mercato ed addirittura prostituisce sé stesso chiedendo alla ragazza 15mila per ingravidarla. Non solo, la assicura inoltre di essere in grado di metterla incinta dopo il primo rapporto sessuale e si rifiuta di fare gli esami per dimostrare di essere in buona salute e non avere malattie sessualmente trasmissibili.

L’Italia è molto indietro su queste tematiche

Pratiche estremamente pericolose che è lecito presumere siano state messe in atto e anche numerose volte. Certamente in Italia esiste una tipologia di normativa non in grado di prevenire simili episodi criminosi: sul tema delle adozioni per single e per coppie omosessuali il Paese è infatti molto indietro, così come per l’estensione della possibilità della fecondazione assistita a persone che non facciano parte di coppie eterosessuali. Poiché tali divieti vengono aggirati in maniera criminale o recandosi in strutture situate all’estero, sarebbe più ragionevole intervenire con una o più leggi per disciplinare meglio il settore. Nel frattempo i rischi che tante persone corrono per avere un figlio sono enormi, ed enormi sono i rischi per i bambini stessi che in caso di malattie non possono ricorrere alla donazione da parte del padre essendo quest’ultimo sconosciuto.

Qui il servizio integrale


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