Premio “La Ginestra” a Pistoletto: Torre del Greco incorona l’artista della “Venere degli Stracci”


Il prestigioso Premio leopardiano La Ginestra quest’anno sarà assegnato a Michelangelo Pistoletto, autore tra le altre della Venere degli Stracci, l’installazione d’arte contemporanea andata a fuoco il 12 luglio scorso in piazza Municipio a Napoli.

Premio La Ginestra a Michelangelo Pistoletto: nelle sue opere il pensiero di Leopardi

È uno dei premi letterari leopardiani più amati e attesi in Italia e in Europa: giunto alla sua sedicesima edizione, il Premio La Ginestra celebra da sempre la figura di Giacomo Leopardi e i luoghi della Campania che sono profondamente legati al grande poeta recanatese. Il riconoscimento viene assegnato ogni anno – a giudizio del Comitato Scientifico – a personalità del mondo culturale che si sono distinte nell’analisi e nell’approfondimento del pensiero e dell’opera di Leopardi.

L’edizione 2023 del Premio nazionale letterario leopardiano si terrà mercoledì 13 settembre negli spazi di Villa delle Ginestre a Torre del Greco, la dimora che ospitò il poeta negli ultimi giorni della sua vita. In questa cornice, alle 18.30 sarà premiato Michelangelo Pistoletto, novantenne artista biellese tra i più apprezzati e applauditi protagonisti della cultura italiana e dell’arte contemporanea internazionale.

Parole e categorie care a Leopardi, come infinito e bello, trovano nelle opere di Pistoletto una reinvenzione originale e feconda. Il premio “La Ginestra”, assegnato a Michelangelo Pistoletto, intende riconoscere il significato di una straordinaria avventura estetica, che prova a rifondare vita e comunità in mezzo alle lacerazioni della nostra storia.

venere stracci pistoletto

La Venere degli Stracci, prima e dopo l’incendio di piazza Municipio

Le motivazioni del Comitato Scientifico

“Michelangelo Pistoletto, in un lungo percorso che va dal Dopoguerra ad oggi, ha trasformato in arte i mutamenti accaduti nella psicologia individuale e nell’immaginario collettivo. La percezione del mondo fuori di noi, il sentimento fugace dell’istante, l’idea variabile del bello, l’incessante mutamento dei fenomeni e dei punti di vista che li osservano sono diventati il cuore del suo lavoro” – così i giudici del premio leopardiano introducono le motivazioni alla base della scelta.

“Nutritosi della pop-art, Pistoletto si è confrontato con i miti d’oggi e ne ha fatto rappresentazione. I frammenti fotografici, travasati su lastre di metallo riflettente, diventano il luogo di un’esperienza mentale, in cui tutti gli osservatori sono implicati. Chi guarda altera continuamente la forma della rappresentazione, al punto che ‘l’immagine che vediamo riflessa nello specchio non esisteva un momento prima di quel momento e non esiste più un istante dopo. La soggettività dell’arte e della vita, quindi, che Pistoletto infonde nelle sue opere come Leopardi nelle proprie, oltre due secoli fa.

L’idea stessa di bello subisce nei suoi lavori una trasformazione profonda, che la collega all’immaginario di tempi altri. Proprio la Venere degli Stracci, l’opera ripresa nel corso degli anni fino alla recente disavventura di Piazza Municipio, costituisce, nella sua ideazione, la testimonianza esemplare della perdita di un’antica sacralità. Stracci variopinti si contrappongono e coesistono con un busto antico. La prosa della vita si intreccia con l’idea classica del bello e la contamina per sempre.

“Pistoletto cerca una sintesi, estetica e sociale, che crei un equilibrio rinnovato tra artificio e natura: come la Mela rigenerata, disegnata da lui nel 2007, in cui la mela morsicata, emblema della Apple e simbolo massimo della tecnica, ritrova la forma di una nuova sintesi tra bisogni e esperienze separate”.

Alla maniera di Leopardi, Pistoletto potrebbe ripetere che, “come la massima parte delle cose e verità che crediamo assolute, il bello è relativo” e “non ne abbiamo (come del buono) un’idea assoluta, ma ce la formiamo con l’assuefazione, il confronto, l’esperienza, con lo sviluppo dei nostri organi sensoriali più o meno delicati”.


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