Torre verso un piano di evacuazione locale: in caso di pericolo, i cittadini resterebbero in Campania
Apr 14, 2025 - Giuseppe Mennella
Il litorale di Torre del Greco con il Vesuvio alle spalle
Piano d’evacuazione, a Torre del Greco si cambia passo sulla sicurezza: è stato finalmente approvato in Giunta il protocollo d’intesa per un piano di evacuazione locale.
Piano di sicurezza, in caso di emergenza si lavora per non spostare i torresi dalla Campania
Un risultato frutto di mesi di incontri e confronti tra amministrazione comunale, Fondazione Convivenza Vesuvio e rappresentanti istituzionali come il deputato Alessandro Caramiello (M5S) e il consigliere comunale Mirko Gallo, geologo.
Il cuore della proposta è questo: in caso di eruzione del Vesuvio, i cittadini non sarebbero più dislocati in regioni lontane – come prevede tuttora la Direttiva nazionale del 2014, che assegna alla Lombardia l’accoglienza dei torresi – ma potrebbero trovare rifugio nei comuni spopolati delle aree interne della Campania.
Gallo: “Le nostre eccellenze non devono andar via”
Una scelta che unisce logica e visione: restare nella stessa regione significa accorciare i tempi dell’esodo, ridurre i costi logistici, ma anche valorizzare il tessuto sociale e produttivo locale. “Le nostre eccellenze – ha sottolineato il consigliere Gallo – non devono andar via. Molti comuni campani hanno già espresso disponibilità all’accoglienza, offrendo strutture e spazi inutilizzati”.
Il piano di evacuazione locale Torre del Greco prevede inoltre momenti di informazione, formazione e simulazione per preparare realmente la cittadinanza a un eventuale scenario di crisi. Un approccio che mira a trasformare un’emergenza in opportunità: rigenerare territori abbandonati, rafforzare la rete tra istituzioni locali e comunità, e costruire un nuovo modello di protezione civile basato sulla prossimità e sulla sostenibilità.
“L’obiettivo – spiegano i promotori – è quello di farsi trovare pronti, ma anche di rimanere uniti. Portare la nostra gente altrove solo perché ce lo dice una direttiva vecchia di oltre dieci anni non è più accettabile”.
Un nuovo approccio al rischio e alla sicurezza verso l’idea che il problema non è solo evacuare: è sapere dove si va, restando uniti come tessuto sociale qualora la peggiore delle ipotesi dovesse farsi strada sul destino dei territori vesuviani.