Torre verso un piano di evacuazione locale: in caso di pericolo, i cittadini resterebbero in Campania

Il litorale di Torre del Greco con il Vesuvio alle spalle


Piano d’evacuazione, a Torre del Greco si cambia passo sulla sicurezza: è stato finalmente approvato in Giunta il protocollo d’intesa per un piano di evacuazione locale.

Piano di sicurezza, in caso di emergenza si lavora per non spostare i torresi dalla Campania

Un risultato frutto di mesi di incontri e confronti tra amministrazione comunale, Fondazione Convivenza Vesuvio e rappresentanti istituzionali come il deputato Alessandro Caramiello (M5S) e il consigliere comunale Mirko Gallo, geologo.

Il cuore della proposta è questo: in caso di eruzione del Vesuvio, i cittadini non sarebbero più dislocati in regioni lontane – come prevede tuttora la Direttiva nazionale del 2014, che assegna alla Lombardia l’accoglienza dei torresi – ma potrebbero trovare rifugio nei comuni spopolati delle aree interne della Campania.

Gallo: “Le nostre eccellenze non devono andar via”

Una scelta che unisce logica e visione: restare nella stessa regione significa accorciare i tempi dell’esodo, ridurre i costi logistici, ma anche valorizzare il tessuto sociale e produttivo locale. “Le nostre eccellenze – ha sottolineato il consigliere Gallo – non devono andar via. Molti comuni campani hanno già espresso disponibilità all’accoglienza, offrendo strutture e spazi inutilizzati”.

Il piano di evacuazione locale Torre del Greco prevede inoltre momenti di informazione, formazione e simulazione per preparare realmente la cittadinanza a un eventuale scenario di crisi. Un approccio che mira a trasformare un’emergenza in opportunità: rigenerare territori abbandonati, rafforzare la rete tra istituzioni locali e comunità, e costruire un nuovo modello di protezione civile basato sulla prossimità e sulla sostenibilità.

“L’obiettivo – spiegano i promotori – è quello di farsi trovare pronti, ma anche di rimanere uniti. Portare la nostra gente altrove solo perché ce lo dice una direttiva vecchia di oltre dieci anni non è più accettabile”.

Un nuovo approccio al rischio e alla sicurezza verso l’idea che il problema non è solo evacuare: è sapere dove si va, restando uniti come tessuto sociale qualora la peggiore delle ipotesi dovesse farsi strada sul destino dei territori vesuviani.

Leggi anche questi articoli


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI