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Immacolata a Torre del Greco: alberghi pieni, ora il territorio deve imparare a raccontarsi

Il ponte dell’Immacolata continua a rappresentare uno dei momenti più significativi per il turismo italiano, una sorta di “porta d’ingresso” alle festività natalizie, un fine settimana lungo in cui milioni di persone decidono di spostarsi, di vivere un’atmosfera diversa, di immergersi nella tradizione.

Secondo l’indagine realizzata da Federalberghi nazionale in collaborazione con Tecnè, saranno quasi 14 milioni gli italiani che quest’anno sceglieranno di concedersi qualche giorno fuori casa.

Si tratta di un movimento vastissimo, che conferma l’8 dicembre come una delle date più amate per programmare una vacanza breve.

La permanenza media sarà di poco superiore ai quattro giorni e la spesa complessiva sfiorerà i nove miliardi di euro. La grande maggioranza dei viaggiatori resterà in Italia, attratta dalle iniziative natalizie, dalle luci, dai presepi, dalla voglia di respirare l’aria delle città in festa.

In questo scenario ampio e nazionale, il territorio vesuviano rappresenta un caso particolare, soprattutto se si osserva il modo in cui un appuntamento profondamente radicato come la Festa dell’Immacolata di Torre del Greco incide — o non incide — sui flussi turistici.

A raccontarlo è Adelaide Palomba, presidente di Federalberghi Costa del Vesuvio, che offre un’analisi lucida e priva di giri di parole. «In questi giorni le strutture ricettive sono piene», esordisce, «ma non possiamo parlare di turismo legato alla festa cittadina. Il movimento non nasce dalla tradizione dell’Immacolata di Torre del Greco, quanto piuttosto dal desiderio di vivere l’atmosfera natalizia di Napoli e della sua area metropolitana».

Il turismo che arriva nel territorio in questo periodo, spiega Palomba, è quasi interamente italiano. «Riceviamo soprattutto prenotazioni da persone che vogliono visitare Napoli, Sorrento, Salerno, i mercatini di Natale o i presepi di San Gregorio Armeno», racconta. «Non c’è ancora un flusso che sceglie Torre del Greco per la sua festa ma confidiamo che, col lavoro messo in campo in questi anni dall’amministrazione comunale, questo possa accadere a breve».

Un dato che può sorprendere, considerando quanto l’Immacolata sia radicata nella città, ma che trova spiegazione nel modo in cui il territorio è percepito all’esterno. «Nell’immaginario collettivo l’area vesuviana è una meta estiva o primaverile», continua la presidente. «In inverno non è una destinazione che si programma con largo anticipo e questo si riflette inevitabilmente sui numeri».

A Torre del Greco, nei giorni dell’Immacolata, si registra un fenomeno particolare: gli alberghi si riempiono, ma non grazie a visitatori attratti dall’evento religioso. «Arrivano sicuramente torresi che vivono altrove e tornano a casa per stare con la famiglia», chiarisce Palomba. «Sono persone che hanno un legame affettivo con la città, ma non li definirei turisti nel senso pieno del termine». È un ritorno alle origini, più che una scoperta del territorio.

La Festa dell’Immacolata di Torre del Greco è infatti uno degli appuntamenti più identitari della città, che Vesuviolive.it seguirà in diretta con la live di tutta la processione e degli eventi che precedono la festa, è anche un intreccio di fede, storia marinara, artigianato e tradizioni popolari che meriterebbe di essere raccontato a un pubblico più ampio. «È una festa meravigliosa», afferma Adelaide Palomba, «ma non esiste un racconto che arrivi fuori dai confini cittadini, bisognerebbe pertanto trasformare questa ricchezza in un elemento attrattivo, in modo da poter creare proposte turistiche adeguate».

«Prima dobbiamo raccontare la festa, far sapere cosa rappresenta per la città, far capire perché è unica. E sono certa che una giusta strategia di comunicazione, possa essere la svolta necessaria».

La tradizione, d’altra parte, non manca. I torresi sono profondamente legati all’Immacolata, ai pastori, ai presepi, alla processione, al rapporto ancestrale con il mare.

Ma questo patrimonio rimane interno alla comunità. «È una ricchezza straordinaria», insiste Palomba, «ma rimane invisibile per chi non è del posto. Ci sono documentari, ricerche, testimonianze preziose: occorrerebbe diffonderle, farle conoscere, lavorare su una narrazione capace di emozionare chi arriva da fuori».

«Una festa non può essere solo una festa: deve diventare un racconto, una storia che si può vivere anche attraverso l’offerta turistica».

Federalberghi Costa del Vesuvio sta già muovendo i primi passi in questa direzione. All’inizio del prossimo anno nascerà un portale dedicato interamente alla comunicazione del territorio.

«Vogliamo raccontare tutto ciò che spesso resta nell’ombra», anticipa Palomba. «Non solo Pompei, Ercolano o il Vesuvio, ma anche le tradizioni, le feste popolari, le storie locali, quegli elementi identitari che possono trasformarsi in esperienze».

L’obiettivo è creare un ecosistema narrativo che permetta al turista di conoscere il territorio nella sua interezza, e non solo attraverso le sue attrazioni più famose. «Il visitatore di oggi non cerca solo un luogo da vedere», spiega la presidente. «Cerca un’emozione, un significato, un racconto. E il nostro territorio ne ha tantissimi: basta iniziare a raccontarli».

«Questo è il passo che dobbiamo compiere: credere nel nostro valore e imparare a mostrarlo».

Le sue parole somigliano a un invito, un appello a guardare oltre i confini abituali. Il ponte dell’Immacolata riempie gli alberghi, muove economie, porta persone sul territorio.

Proprio per questo, una tradizione popolare richiede una visione più ampia, una narrazione capace di attraversare la città e raggiungere il mondo esterno.

Già dal 2026 ci auguriamo di poter condividere dati differenti.

La pelota no se mancha.