Juan il brasiliano diventa Giuvanne il napoletano e Acerbi viene assolto. L’Italia è spacciata


Finisce tutto così. In una bolla di sapone tipicamente italiana, il paese dove chi sbaglia, troppo spesso, non paga. Non c’è spazio per il politicamente corretto oggi, proprio no. Dopo una sentenza del genere non si può rimanere equilibrati, cercando di dire la cosa giusta senza schierarsi troppo. Oggi bisogna decidere da che parte stare. Assolto per assenza di prove. È incredibile, imbarazzante, umiliante, svilente, frustrante.

Juan il brasiliano diventa Giuvanne il napoletano e Acerbi viene assolto. L’Italia è spacciata

Assenza di prove. Perché la testimonianza di Juan Jesus non è abbastanza. Non lo sono le scuse ricevute in campo da Acerbi. Non lo è il silenzio dell’interista dopo essere stato accusato pubblicamente di razzismo. Non lo è il suo mutismo dopo il post del brasiliano in risposta alle parole pronunciate dal nazionale italiano alla stazione centrale di Milano. Non lo è la decisione di Spalletti di cacciarlo da Coverciano.

Assolto per assenza di prove. Un calciatore che dice ad un avversario “vai via nero, sei solo un negro”, in Italia, oggi è stato assolto. Semplicemente perché non l’ha sentito nessun altro. E la moglie di Acerbi, intanto, brinda sui social alla faccia di chi li ha offesi in questi giorni. Che sicuramente è un altro lato della medaglia da censurare, ma probabilmente in questo momento il silenzio sarebbe stato più decoroso.

Assolto per assenza di prove. Come ha sottolineato correttamente il Napoli in un comunicato, dunque, il colpevole dovrebbe essere Juan Jesus, reo di aver accusato un collega ingiustamente. Assolto per assenza di prove. E nello stesso istante Juan Jesus è diventato napoletano a tutti gli effetti. Qui dove non esiste discriminazione, dove si combatte il razzismo con forza, dove gli Acerbi non esistono perché non resistono.

“Io sto con JJ”, il comunicato della SSC Napoli dopo l’assoluzione

Il signor Acerbi non è stato sanzionato. A questo punto il colpevole dovrebbe, per la “giustizia” sportiva, essere Juan Jesus, che avrebbe accusato un collega ingiustamente. Non è ragionevole pensare che abbia capito male. Il principio di maggiore probabilità di un evento, ampiamente visibile dalla dinamica dei fatti e dalle sue scuse in campo, che nella giustizia sportiva è preso in considerazione, scompare in questa sentenza. Restiamo basiti. Inoltre, se quanto accaduto in campo, lo dice la sentenza, “è sicuramente compatibile con l’espressione di offese rivolte…dal calciatore interista, e non disconosciute nel loro tenore offensivo e minaccioso dal medesimo”, perché non irrogare a quest’ultimo alcuna sanzione? Perché, poi, lo dice sempre la sentenza, “essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa”, nessuna decisione è stata assunta dalla “giustizia” sportiva al riguardo per punire il responsabile? Restiamo ancor più basiti. Il Napoli non aderirà più a iniziative di mera facciata delle istituzioni calcistiche contro il razzismo e le discriminazioni, continueremo a farle da soli, come abbiamo sempre fatto, con rinnovata convinzione e determinazione.


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