Ponticelli, primo quartiere d’Europa a ribellarsi al nazismo. Perché si chiama così?


Il quartiere di Ponticelli è situato nella zona orientale della città di Napoli e forma, insieme a Barra e San Giovanni a Teduccio, la VI municipalità del comune di Napoli. Conta più di 70.000 abitanti ed è attualmente secondo solo a Fuorigrotta. Ponticelli è stato il primo quartiere a sorgere nel territorio partenopeo ed è nato come terra agricola; in un secondo momento, nel ‘600, da granaio della capitale del Regno si è tramutato in una città a sé.

Fino al 1926 è stato un comune autonomo, come testimonia la pianta urbana mono centrica che mantiene tuttora. Venne accorpato a Napoli in seguito alle opere volute dai prefetti fascisti Michele Castelli e Pietro Baratono.
Il regime fascista, affascinato dall’ambizioso progetto di fare di Napoli una grande metropoli, lo trasformò, insieme ad altre aree, in uno dei tasselli che definirono i confini sempre più vasti della superficie in cui si distende il capoluogo campano. Eppure il quartiere dopo questa annessione continuò a crescere.

Le prime notizie a riguardo si hanno in piena età medievale, intorno all’ XI secolo: si parla del cosiddetto “Ponticello”, come viene definito nelle fonti, un piccolo agglomerato di casali rustici circondati da campi coltivati. Questa zona tuttora definisce i margini del centro storico tra viale Margherita, via Luigi Crisconio, via Ferrovia e Piazza Aprea.

Nel XIII secolo viene costruita quella che sarà la prima basilica cristiana non solo di Napoli ma di tutta l’area vesuviana: la Basilica santuario di Santa Maria della Neve, patrona del quartiere, successivamente decorata con numerose opere d’arte.

Durante il Regno di Napoli il sito urbano di “Ponticello” diviene un piccolo borgo: la denominazione plurale di “Ponticelli” nasce dall’unione di “Ponticello grande” e “Ponticello piccolo”, due frazioni nate dall’ampliarsi, negli anni, del villaggio.

In età aragonese lo sviluppo del casale di Ponticelli va di pari passo con quello di Napoli. Fra tutti i casali presenti in zona, si evidenziò proprio quello di Ponticelli in quanto fu capace di adattarsi alle esigenze napoletane, fungendo da mulino e principale rifornitore di grano per la capitale ed il resto dell’hinterland. Questo cereale era il principale alimento delle nostre zone e non era possibile coltivare negli orticelli all’interno delle mura della grande città tutto il frumento necessario alla sostentazione della popolazione.

Nel 1799, anno della rivoluzione napoletana, Ponticelli è uno dei centri protagonisti dei fatti avvenuti in quei giorni che seguirono la resa di Napoli alle truppe francesi: è lì, infatti, che furono eseguite le condanne a morte di tredici uomini legati a Ferdinando IV da parte dei repubblicani.

Lentamente il piccolo complesso abitativo agricolo si sviluppa ed estende. Nel XIX secolo la nuova classe borghese napoletana decide di stabilirsi in quest’area e necessita di nuovi spazi: Ponticelli conosce un periodo di massiccia espansione edilizia, dovuta anche alla volontà di risanare vecchi tratti del tessuto urbano.
In questi anni vennero costruiti alcuni edifici storici come la vecchia casa municipale (poi ricostruita nel 1971) e la scuola elementale Toti.

Ponticelli non manca l’appuntamento con la Storia neanche in occasione della seconda guerra mondiale, confermandosi legata a doppio filo con i concitati avvenimenti napoletani e condividendone, come in passato, la stessa sorte.

Il 25 luglio 1943 gli antifascisti iscritti al clandestino Partito Comunista Italiano, seguiti dagli abitanti del rione orientale, presero d’assalto la sede fascista in piazza Municipio. Ne seguì una sanguinosa occupazione nazista durante la quale vennero uccisi per rappresaglia 34 innocenti dagli stessi soldati tedeschi. Ancora una volta Ponticelli è protagonista dei drammatici episodi riguardanti la città di Napoli e la nazione intera: fu il primo quartiere d’Europa a ribellarsi al nazifascismo.

Nel secondo dopoguerra, intorno agli anni ’50, viene dato il via alla ricostruzione del quartiere. Questo periodo è tristemente noto per essere teatro della speculazione edilizia avuta con l’amministrazione del sindaco Achille Lauro: sorsero centinaia di edifici adibiti ad uso abitativo che in seguito formeranno i rioni popolari di Ponticelli, primo tra tutti il Rione De Gasperi.
In questi anni Ponticelli muta in “periferia cittadina” ed il Rione De Gasperi è il simbolo di questo fenomeno negativo. Edificato su di una collinetta, spaccato a metà dai binari della Circumvesuviana, purtroppo il rione entrerà prepotentemente nelle cronache cittadine per essere una delle roccaforti della camorra di Napoli orientale.

Il terremoto dell’Irpinia nell’ ’80 diviene una rinnovata occasione di espansione urbanistica ed ammodernamento del quartiere: vengono eretti il Lotto Zero, Parco Conocal ed il Parco Galeazzo, che ospitarono gli sfollati di varie zone del centro di Napoli.

Proprio durante i lavori di costruzione del Lotto Zero vennero rinvenute, nei pressi di via Bartolo Longo, due ville rustiche che portarono alla luce la precoce esistenza, già in periodo romano, di un centro abitato nella zona di Ponticelli. Una delle due, dissotterrata del tutto, si è scoperto appartenesse ad un veterano di Silla, Caius Olius Ampliatus, e venne sepolta, probabilmente, dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

All’interno della villa, nel sotterraneo, sono stati ritrovati i resti di uno schiavo di quarant’anni morto durante l’eruzione. Il villano venne trovato accovacciato, con la testa rannicchiata tra le spalle, le mani sul volto ed un anello fuso sul dito. La fusione del gioiello era dovuta proprio alla temperatura elevatissima della lava. Presumibilmente lo schiavo svolgeva mansioni agricole in quanto la villa fungeva da fattoria in cui venivano coltivati cereali e vino.

Tuttavia la presenza di insediamenti romani era già stata evidenziata dai segni della centuriazione romana, il sistema con cui i romani organizzavano il territorio agricolo, da sempre presente nella circoscrizione.

In via Botteghelle di Portici, durante degli scavi nel 1985, vennero scoperti dei resti di archeologia funebre: 52 tombe risalenti al IV secolo d.C., anfore nord-africane e maiorchine ed una brocca di produzione partenopea. Alcune fonti sostengono che le anfore venissero utilizzate per seppellire i bambini.

Continuamente plasmato dagli insediamenti che lo occupavano, l’aspetto culturale ed urbano del quartiere di Ponticelli è marcato da una grande varietà dovuta alla disomogeneità dei complessi urbani sviluppatisi nelle diverse fasi storiche. Un catino di storia antica e recente troppo spesso oscurata dai fatti di cronaca e dalle lotte intestine tra i clan.

Fonti:
http://www.storiacity.it/guide/166-ponticelli
https://it.wikipedia.org/wiki/Ponticelli_(quartiere_di_Napoli)

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