Torre del Greco. La cappella di San Gennaro in Contrada Cappella Orefici


Nel 1749 l’orafo napoletano Giovanni Attanasio, proprietario di una masseria a Torre del Greco in località “Le Monticelle” desiderava fosse costituita una cappella, e che fosse intitolata a San Gennaro, Santo patrono di Napoli, verso il quale Attanasio nutriva una speciale devozione. Nel maggio dello stesso anno inviò un’istanza al Cardinale Arcivescovo nella quale gli chiedeva di ordinare che venissero fatti gli atti necessari. Gli Attanasio, di mestiere facevano gli orefici, motivo dal quale deriva l’alternativa denominazione di “Cappella degli Orefici” con cui la piccola cappella è nota oggi.

Il 10 maggio 1749 il Cardinale diede l’autorizzazione dell’apertura della cappella. Si pensa che nel maggio 1749 la cappella fosse già costruita. Il 28 dello stesso mese il parroco di S. Croce, don Gennaro Falanga, diede parere positivo per l’apertura della cappella al culto. L’Attanasio donava ogni anno per la cappella ed il suo mantenimento la somma di venti ducati. La famiglia Sorrentino, altra famiglia nota della zona, espresse la volontà di offrire un’identica somma perchè vi si celebrassero Sante Messe. Dal 1920, la piccola Chiesa prese il nome di “Cappella Vecchia” in contrapposizione al nuovo edificio che si stava edificando al termine di via Giovanni XXIII, conosciuto come “Cappella Nuova”.

Di seguito il testo latino e la traduzione della lapide apposta sulla facciata della chiesa:

D.O.M.
IN DIVI IANUARI MARTYRIS
REI UNIVERSAE NEAPOLITANAE
PRAESENTISSIMI TUTELARIS
HONOREM
UT SUA OPE ATQUE AUSPICIO
HUIC VILLULAE TOTIQUE VICINAE
UNDANTIBUS E SUPERBIENTE VESUVIO
FLAMMARUM GLOBIS TERMINUS OBESSET
QUOVIS ANTEMURANO AGGERE FIRMIOREM
JOHANNES ATHANASIUS
AEDICULAM HANC MERITISSIMAM EXCITAVIT
ANNO IUBILAEI MDCCL

Per misericordia di Dio onnipotente, Giovanni Attanasio, costruì nell’anno giubilare 1750, questa cappella quanto mai meritata in onore di S. Gennaro Martire, attentissimo protettore di tutto il patrimonio napoletano affinchè per suo intervento ed auspicio il termine* agisse da ostacolo all’ammasso di fiamme ribollenti dall’altero Vesuvio per questa masseria e per tutto il vicinato.

(*) è evidente dal contesto che l’Attanasio segnò con un termine la sua proprietà dal lato del cratere, o che il termine invocato esisteva già in questa direzione. (Trad. angelo ed Elvira Pesce)  di Francesco Rivieccio

Dalla Santa Visita episcopale del 1850:
“Questa cappella è di juspadronato, ed al presente sono avvocati Don Pietro de Novellis Don Raffaele Lieti. Obblighi di messe non ve ne sono. in ogni anno vi si celebrano tre feste, del Sacro Cuore di Gesù, dell’Assunzione e di S. Gennaro, precedute dai tridui, in ciascuna delle quali si canta messa con la comunione generale, si cantano i vespri al giorno con l’esposizione del Santissimo nella sfera, ed il Te Deum: nelle altre maggiori sollenità dell’anno vi si canta messa; l’esposizione della pisside. Nelle domeniche non vi manca l’omelia”. “Vi sono indulgenze plenarie nelle due festività di S. Gennaro. Vi è un solo altare sotto l’invocazione di S. Gennaro. Vi sono due campane, delle quali la più grande fu benedetta da Monsignor Lasteria nel 1840. Vi è un confessionale chiuso a chiave con tutto ciò che è ordinato, Vi è una sagrestia proporzionata con gli armadi necessari. Gli arredi sacri sono decenti, c’è un terno di colore lattino, sei pianete di diversi colori, un piviale fiorato d’ogni colore, un’omerale, cinque camici, sei tovaglie per l’altare, sei corporali, quattro cotte, una sfera d’argento, una pisside d’argento, un calice con piede di ottone indorato, un incensiere con la navetta d’argento, un deposito d’argento che in tutto ascende al peso di circa otto libbre; vi è ancora un vasetto per l’olio Santo e tutti gli utensili per il SS. Viatico; vi sono tre messali ed un messaletto di requie. Questa cappella si mantiene colle oblazioni dei vicini senza alcuna rendita. Vi sono quattro reliquiari canonicamente autenticati”.

Fonte: www.parrocchiasscrocifisso.it


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