Eruzione Pompei ed Ercolano, sensazionale scoperta: neuroni intatti nel cervello vetrificato di una vittima


Una scoperta eccezionale quella che riguarda l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che distrusse Pompei ed Ercolano. A gennaio 2020 un team di antropologi e ricercatori, guidati da Pier Paolo Petrone, direttore del Laboratorio di Osteobiologia Umana e Antropologia Forense, aveva ritrovato dei resti di materia cerebrale di una delle vittime, vetrificata probabilmente a causa del grande calore che ha disciolto il grasso ed i tessuti. Uno nuovo studio, pubblicato dalla rivista Plosone e guidato sempre da Petrone, mette in luce la perfetta conservazione di neuroni in quello stesso cervello.

“Il rinvenimento di tessuto cerebrale in resti umani antichi è un evento insolito, ma ciò che è estremamente raro è la preservazione integrale di strutture neuronali di un sistema nervoso centrale di 2000 anni fa, nel nostro caso a una risoluzione senza precedenti. I risultati del nostro studio mostrano che il processo di vetrificazione indotto dall’eruzione, unico nel suo genere, ha ‘congelato’ le strutture cellulari del sistema nervoso centrale di questa vittima, preservandole intatte fino ad oggi”, afferma Petrone.

Tale circostanza suggerisce un rapido raffreddamento delle ceneri del Vesuvio non appena investita l’antica città di Ercolano. Passo dopo passo, i ricercatori stanno ricostruendo a ritroso le fasi dell’eruzione, scoperte che sono importanti non solo ai fini scientifici, ma anche in merito alla valutazione del rischio vulcanico e dunque per la gestione delle catastrofi.


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