‘O Purtuallo: perché in Napoletano si chiama così? La sua storia


“‘O termine Purtuallo vene chiammato chillo frutto ca in italiano se chiamma Arancia. ‘O Purtuallo cresce ncopp’â chianta e ll’arancio, sta pur a differenze tra Purtuallo doce e purtuallo amaro. Co’ purtuallo se po’ fa’ pure ‘nu buono zuco ‘e frutta ca cuntene tanta vitamina C.” Questo è ciò che in maniera folkloristica e del tutto “colorata”, recita la pagina di Wikipedia nei confronti della nostra arancia, in napoletano ‘O Purtuallo.

L’arancia, frutto tondeggiante, con la buccia spessa, la polpa succosa, profumato, zuccherino, ricco di acido ascorbico, è prodotto dall’albero dell’arancio detto Citrus Sinensis, originario della Cina. Nella mitologia greca le arance sono descritte come le favolose mele d’oro del giardino delle Esperidi. Nella Teogonia di Esiodo si racconta che l’albero dei frutti d’oro era stato generato in occasione delle nozze tra Zeus ed Era, per farne un dono particolare e festoso; gli agrumi diventarono così simbolo della fecondità e dell’amore (infatti ancora oggi i fiori d’arancio vengono adoperati nelle composizioni floreali per addobbare le chiese nei matrimoni – ndr); portare agli uomini questi “globi d’oro” riservati agli dei, fu una delle fatiche che Ercole dovette compiere. Ai Romani era nota solo la varietà amara, detta melangola. Il termine arancio proviene probabilmente dal persiano Ciaranú (frutto prediletto dagli elefanti – ndr), da cui derivò Nagrunga in sanscrito e quindi agrume o arancia in italiano.

Questo tipico frutto invernale sarebbe stato importato in Europa però soltanto nel XIV secolo da marinai e colonizzatori portoghesi e da qui pertanto il termine purtuallo nella lingua napoletana. Questa succosa melarancia probabilmente giunse in Europa percorrendo la famosa Via della Seta, ma la coltivazione prese piede solo nella calda isola della Sicilia, dove la sua diffusione raggiunse tante specialità variegate di arance. Questo frutto tipico del bacino del Mediterraneo, prodotto nella terra baciata dal sole, si può trovare sul mercato in svariate caratteristiche e sottospecie: alcuni frutti sono a polpa bionda, come la Navelina, la Valencia, la Ovale e la Washington Navel, poi abbiamo i frutti a polpa rossa per via dei pigmenti antocianici in essi contenuti, come il Moro, il Sanguinello e il Tarocco; non mancano purtualli a buccia sottile, detti ‘e giardino, ottimi per la classica spremuta d’arancia e per la produzione di succhi di frutta.

Anche la buccia dell’arancia non viene buttata via: essa viene essiccata e caramellata per produrre il cedro, le scorzette di arancia invece spesso le troviamo nelle confetture e nelle marmellate, mentre nelle tipiche ricette siciliane la buccia del purtuallo viene grattugiata per impreziosire la preparazione di dolci e torte fatte in casa. Spesso l’arancia viene usata per creare piatti agrodolci, come per la celebre Anatra all’arancia; altra curiosità: la Vitamina C dell’arancia, ottima per combattere il raffreddore, è presente in maggiori quantità nella parte spugnosa e bianca dell’arancia invece che nel succo, che ne contiene solo il 25%.


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