“Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o Banco ‘e Napule nun se ‘mpegna”: cosa significa?


Quante promesse e quanti giuramenti vengono proferiti in tono solenne per poi venire dimenticati in pochi giorni: un amante che giura fedeltà, un debitore che garantisce di saldare tutto in pochi giorni, un politico che assicura di risollevare un paese… tutti noi abbiamo sentito o, addirittura, detto qualcosa del genere. Un vero napoletano, però, uno di quelli ormai abituati a questi mezzucci, a sentirli nuovamente potrebbe rispondere con “Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o banco ‘e napule nun se ‘mpegna”.

Questo antico detto è fra i più immediati e semplici da comprendere: mostra quanto siano vuote le promesse fatte con leggerezza o senza alcuna base. Analizzandolo più nello specifico è evidente che il modo di dire abbia avuto origine quando il Banco di Napoli era il più grande istituto di credito del Mezzogiorno e la sua attività era prevalentemente quella di prestare denaro prendendo in pegno beni di valore.

Allora, come oggi, non era facile chiedere dei soldi in prestito ed ovviamente gli oggetti dati in pegno dovevano avere un valore consistente: gioielli, immobili, mobilio importante. Certamente il Banco di Napoli non avrebbe mai concesso un finanziamento basandosi solo ed esclusivamente sulle “buone intenzioni” e su progetti senza fondamento: chiacchiere, parole vuote. Abbiamo spiegato la prima cosa che non può essere impegnata. Le “tabacchere”?

Parliamo delle antiche scatole di legno che venivano utilizzate per trasportare tabacco, le “tabacchiere” appunto. In ceramica o in altri materiali pregiati costituivano oggetti preziosi ed ideali da regalare, come spiega la Treccani, ma in legno erano usate solo dai popolani ed avevano uno scarso valore. Nel detto rappresentano, quindi, un oggetto facile trovare e di poco valore inutile da impegnare.


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