Non solo Partenope, il culto di Santa Patrizia e la nascita di Napoli: la patrona che scioglie il sangue
Dic 17, 2025 - Enza Gallo
Il prodigio di Santa Patrizia
Quando si parla della fondazione di Napoli, la mente corre subito alla sirena Partenope, simbolo pagano della città e protagonista di miti tramandati da secoli. Tuttavia, pochi sanno che esiste anche Santa Patrizia – tra i Santi protettori di Napoli – figura cristiana che nel tempo ha assunto un ruolo parallelo a quello della sirena.
– [ ]Il mito di Partenope: la sirena che fondò Napoli
La figura della sirena Partenope è tra le più celebri della tradizione napoletana. Tramandata di generazione in generazione, la leggenda lega la sirena alla fondazione della città. Secondo l’Odissea, le sirene erano creature bellissime trasformate da Afrodite in uccelli per non aver mantenuto il voto di castità. Il loro canto potente era in grado di allontanare gli uomini dalla propria vita, portandoli verso un destino sconosciuto. Spesso i padri della Chiesa raccontavano l’incontro tra Ulisse e le sirene come esempio di un “buon cristiano che deve evitare le tentazioni diaboliche”. Nel tempo le sirene hanno perso la loro forma ibrida, diventando allegorie usate dagli scrittori per raccontare la città.
Alla fine dell’Ottocento, la scrittrice Matilde Serao, nelle sue Leggende napoletane, descriveva il mito di Partenope collegandolo alle espansioni urbanistiche della città. Per gli studiosi, questo mito rappresenta un ponte culturale tra il mondo pagano e quello cristiano, anticipando la figura di Santa Patrizia.
Dalla sirena alla Santa: la storia di Santa Patrizia
Visto che la prima Partenope veniva considerata solo un’allegoria, venne creata la figura di Santa Patrizia. I racconti su di lei variano dal mito alla fiaba alla leggenda. Come ci racconta Elisabetta Moro, nel suo libro La Santa e la Sirena, un esempio è l’opera di Paolo Reggio, vescovo di Vico Equense, artefice della reinvenzione della figura della Santa che veniva presa come esempio per convincere le fanciulle ad abbracciare la vita claustrale.
Nell’opera di Cleonte Tourizi, la vita di Santa Patrizia assume un significato differente: era una ragazza promessa sposa che scappò per mantenere il voto di castità, considerandosi già “sposata con Dio”. Durante il viaggio, una tempesta agitò il mare così tanto da impedire alla nave di salpare. Qui entra in gioco l’estasi: Santa Patrizia invoca Dio per salvare l’equipaggio e giungere infine nel golfo di Napoli.
Nonostante alcuni viaggi, Santa Patrizia torna a Napoli, dove muore all’età di 25 anni. A Napoli, la Santa è associata al miracolo del sangue, simile a San Gennaro. Una leggenda narra di un cavaliere romano che, ricordandosi della Santa, riceve la grazia: dal sarcofago viene estratto un dente, da cui esce sangue che oggi è custodito in ampolle. Il sangue resta duro, ma se viene avvicinato al dente della Santa ritorna a liquefarsi. Il miracolo del sangue di Santa Patrizia offre così una versione femminile del miracolo di San Gennaro.
Partenope e Santa Patrizia trovano spazio nella stessa figura, incarnando il significato della fondazione di Napoli. Entrambe le figure raccontano la città attraverso simboli di protezione, fede e identità culturale. La leggenda della Santa e della Sirena è spesso interpretata come una metafora del conflitto eterno tra spiritualità e istinto, tra regole e libertà. Un racconto che parla ancora oggi all’uomo contemporaneo, ricordandogli che identità e contraddizione possono convivere, proprio come il mare e la terra condividono la stessa riva, così come nel golfo di Napoli, dove sia la Santa che la Sirena approdano.
