“Atlete cicciottelle”, licenziato il direttore del giornale: ora rischia la radiazione


Le Olimpiadi, come è giusto che sia, scatenano sempre un’incredibile interesse mediatico. Purtroppo, però, questo interesse è rivolto sempre più spesso al gossip, alla polemica e al marcio, piuttosto che agli atleti ed ai meriti sportivi. Insomma, si parla, si parla, ma quasi mai di sport. Così si può riassumere il caso che nelle ultime ore ha fatto inviperire tutti i sostenitori del politicamente corretto e le femministe più combattive.

Tutto è nato dall’impresa delle tre italiane del tiro con l’arco, Guendalina Sartori, Claudia Mandia e Lucilla Boari. Le azzurre hanno stupito Rio de Janeiro arrivando a sfiorare la medaglia di bronzo, sottratta da Taipei con la loro incredibile mira. Tuttavia, il titolo apparso sul Resto del Carlino relativo all’impresa è stato impostato in maniera fin troppo scorretta su altre caratteristiche delle atlete: “l trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico”. Un’evidente considerazione di cattivo gusto sulla forma fisica delle azzurre.

La polemica è esplosa in un lampo, come spesso accade in questi tempi, ed ha preso subito connotati drastici. Il responsabile Giuseppe Tassi, direttore di QS Quotidiano Sportivo, ha pubblicato subito una nota di scuse, ma ormai era troppo tardi. Oggi, il vice presidente e amministratore delegato della Poligrafici Editoriale, Andrea Riffeser Monti, ha diffuso una secca nota: “L’editore Andrea Riffeser Monti si scusa con le atlete olimpiche del tiro con l’arco e con i lettori del Qs Quotidiano Sportivo, per il titolo comparso sulle proprie testate relativo alla bellissima finale per il bronzo persa con Taipei. Lo stesso editore a seguito di tale episodio ha deciso di sollevare dall’incarico, con effetto immediato, il direttore del Qs Giuseppe Tassi”.

Nonostante il giornalista abbia già perso il posto, c’è chi continua ad imbracciare torce e forconi chiedendo la radiazione dall’Ordine. Una sanzione, quest’ultima, che potrebbe apparire sproporzionata rispetto al caso concreto, non trattandosi di grave inadempimento nei confronti della deontologia professionale. Forse, questa ennesima polemica, è la prova di come, ultimamente, basta un niente per sollevare un polverone mediatico ed a trasformare chi commette un errore in un mostro.


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