All’epoca, lo Stadio del Sole (nome originario del nostro amatissimo Stadio San Paolo) divenne la prima casa ufficiale del Napoli dopo un lungo girovagare della squadra tra vari campi della città. Si è passati per l’Arturo Collana di piazza Quattro Giornate al Vomero (ora in disuso e in corso di rivalutazione) o, ancor prima, per lo Stadio Partenopeo, andato distrutto durante la guerra.
La necessità di trovare una nuova casa alla squadra è nata dopo la distruzione, a causa dei bombardamenti alleati, dello Stadio Partenopeo durante la Seconda Guerra Mondiale. Si passò così, momentaneamente, allo Stadio Collana, considerato però difficilmente raggiungibile dai tifosi.
A questo punto, nel progetto di rivalutazione del quartiere napoletano di Fuorigrotta, si pensò anche alla costruzione lì del nuovo stadio per il Napoli. L’architetto Carlo Cocchia, allora, preparò i progetti e nell’aprile del 1952 iniziarono i lavori. Fino alla consegna, a dicembre 1959, dell’impianto completo.
Il nome “Carlo Cocchia” dice ben poco ai più: eppure, l’architetto Cocchia, è stato colui che, più di tutti, ha lasciato il segno nella ricostruzione e rivalutazione della città di Napoli nel secondo dopoguerra. All’epoca iniziò anche l’espansione della città e dei confini verso est e ovest.
Cocchia progettò, infatti, la Stazione Centrale di Napoli, la Mostra d’Oltremare, il Rione La Loggetta, il Rione Mazzini, le Case Popolari di Secondigliano, il Rione Stella Polare, il Nuovo Policlinico e diversi altri progetti in tutta la città, a cui si aggiungono anche le filiali della Banca d’Italia a Roma, Grosseto e Sassari, nonché il Centro elettronico della Banca d’Italia a Roma e il Palazzo dell’Arte di Cremona.
Ma perché lo Stadio del Sole è poi divenuto Stadio San Paolo? Questa è una storia che vi abbiamo già raccontato, così come la questione delle varie tappe che nel tempo lo stadio ha affrontato. Non ci resta che dire una cosa: tanti auguri allo Stadio San Paolo!