Plusvalenze Juventus, le motivazioni della condanna: “Violazione ripetuta e prolungata”

Andrea Agnelli


La Corte d’Appello della Figc ha depositato le motivazioni della sentenza con cui ha condannato la Juventus a -15 punti di penalizzazione nella stagione in corso di Serie A, oltre alla inibizione di ben 11 dirigenti. Nelle 39 pagine si trova la risposta ai due interrogativi principali che erano sorti: perché solo la Juve è stata condannata, e perché con 15 punti. Si tratta del caso noto come Plusvalenze Juventus, giunto ad una conclusione almeno per quanto riguarda la fase del merito, ossia della ricostruzione dei fatti.

Plusvalenze Juventus: le motivazioni della condanna

I giudici hanno applicato l’articolo 6 sulla lealtà sportiva che recita testualmente: “Le società e le associazioni sportive sono soggetti dell’ordinamento sportivo e devono esercitare con lealtà sportiva le loro attività, osservando i principi, le norme e le consuetudini sportive, nonché salvaguardando la funzione popolare, educativa, sociale e culturale dello sport”.

Nella fattispecie in oggetto, si è ritenuto che “La Juve ha commesso un illecito disciplinare sportivo, tenuto conto della gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione”. La violazione della società bianconera, dunque, si è risolta lungo un arco temporale prolungato e in modo ripetuto.

I dirigenti erano perfettamente consapevoli della loro condotta illecita

Per giungere a tale conclusione è stato fondamentale leggere le carte della Procura di Torino, secondo cui vi è stata “intenzionalità sottostante all’alterazione delle operazioni di trasferimento e dei relativi valori”, dato che i dirigenti erano ben coscienti della violazione in esame: “vista la documentazione proveniente dai dirigenti con valenza confessoria e dai relativi manoscritti, le intercettazioni inequivoche e le ulteriori evidenze relative a interventi di nascondimento di documentazione o addirittura manipolatori delle fatture”.

Riassumendo, dunque, possiamo dire che ad essere decisiva è stata la perfetta coscienza dei dirigenti della Juventus. Costoro stavano violando le norme in modo consapevole, chiaro ed inequivocabile, oltre che ripetutamente e fedelmente ad un sistema che avevano che avevano instaurato e di cui erano di fatto a capo. La Corte ha rilevato la volontà di trarre vantaggio a discapito degli altri club, per tale motivo si ritiene violato l’articolo 6. La Juventus avrà 30 giorni a disposizione per presentare ricorso al Collegio di Garanzia del Coni, che però intervenire solo su questioni di legittimità.

Perché gli altri club non sono stati condannati

Per le altre società coinvolte la Corte ha precisato che “non sussistono evidenze dimostrative specifiche che vi sia stata una sistematica alterazione dei bilanci”. A differenza del club bianconero, quindi, gli altri club non avrebbero violato l’articolo 6 con quella intenzione continuata e prolungata tipica di un sistema consolidato.


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI