Da Verona: “Insigne è maleducato”. Ma loro invocano il Vesuvio dopo la Marsigliese


Napoli – Un trafiletto pubblicato da L’Arena, un giornale della città di Verona, fa sorridere sia per il modo in cui è scritto sia per i suoi contenuti. Secondo L.M., così si firma l’autore di quel “pensierino”, Lorenzo Insigne merita i reiterati fischi di ieri allo stadio Bentegodi poiché sarebbe un maleducato, reo di aver “sbeffeggiato” i tifosi gialloblù e non solo. Così esordisce il pezzo:

Diciamolo subito le offese al giocatore e alla mamma vanno condannate, anche in uno stadio di calcio ma Lorenzo Insigne non fa niente per essere simpatico. Non solo al pubblico del Bentegodi che lo ha messo nel mirino già qualche anno fa quando giocava con la maglia del Pescara. Le mani nelle orecchie sotto la Curva Sud, le corse a perdifiato per “sbeffeggiare” i tifosi gialloblù all’Adriatico, le dichiarazioni ad effetto prima, durante e dopo le partire con l’Hellas, “Lo faccio per la mia città”, ha detto alla fine della gara con il Napoli.

insigne maleducato l'arena verona

No, non è uno scherzo, L.M. ha davvero scritto “le mani nelle orecchie”, a parte un modo di esprimersi da tema di quarta elementare in cui lo stadio viene fatto passare come una sorta di zona franca, dove non valgono le regole della decenza, dove è giusto insultare pesantemente un giocatore perché sarebbe poco simpatico. Lo sappiamo tutti, lo sa tutta l’Italia perché Insigne veniva fischiato a Pescara e ancora oggi lo è: perché è napoletano, molto semplicemente. Una frangia, non esigua, del tifo organizzato veronese è infatti notoriamente razzista e capace di invocare il Vesuvio, affinché distrugga i Napoletani, appena dopo aver cantato la Marsigliese in memoria delle vittime di Parigi. Davanti a questo comportamento la presunta maleducazione di Insigne, probabilmente, è grave quanto rubare un bicchiere d’acqua al mare: provateci voi a restare impassibili agli insulti, agli auguri di morte.

Non isolati sono poi gli slogan di matrice fascista da essa esposti, primo tra tutti il celebre “Boia chi molla”, oltre ai celebri cori e striscioni antinapoletani orgogliosamente esibiti da decenni, e che tanto indignarono Diego Armando Maradona il 23 Febbraio 1986, quando disse “Vado a vendicare i Napoletani”, segnando due gol di cui uno di testa. La tifoseria veronese, inoltre, è in pessimi rapporto con la maggior parte delle grandi tifoserie meridionali.

Come Maradona nel 1986 difese i Napoletani, così oggi, Insigne, cerca di fare qualcosa per la sua città. Si tratta, certamente, soltanto di una palla e un rettangolo di terra, ma essi sono calciatori, semplici calciatori, che ogni domenica si sono trovati o si trovano di fronte l’odio becero e razzista: un calciatore risponde giocando, con una dichiarazione ai giornalisti, di più non gli possiamo chiedere – sono altri i soggetti che hanno il compito di educare per debellare l’ignoranza. Il calcio è soltanto un gioco, sì, ma il razzismo è una cosa seria e viva.


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