Anni di battaglie e conquiste hanno portato ad una progressiva quanto sacrosanta emancipazione della donna sul piano lavorativo, culturale e sociale. Eppure, alcune limitazioni e discriminazioni continuano a persistere poichè radicate nella nostra cultura e nel nostro sistema familiare. Per quanto esista un sussidio di maternità e la maggior parte delle aziende garantiscano un periodo di tempo sospensione dal lavoro retribuita per le donne che diventano madri, in fin troppi casi una madre è costretta ad abbandonare il lavoro per dedicarsi alla crescita dei figli.
Così, fare la casalinga diventa quasi un obbligo, una necessità che vincola la donna nonostante la sua formale libertà, un vero e proprio lavoro non retribuito ed immancabile. Forse, ancora non ci rendiamo conto di quanto fare “la mamma” sia difficile, di quanto possa essere più faticoso di qualunque altro lavoro. Eppure, in un’Italia dove le nascite sono in costante diminuzione proprio a causa di questi problemi organizzativi all’interno delle famiglie, una donna che lavora 24 ore su 24 per mandare avanti la casa ed i figli non viene ancora considerata una lavoratrice e, come tale, retribuita. E’ per questo che l’associazione “Evita Peron” ha lanciato una petizione per garantire un vero e proprio stipendio statale alle mamme italiane.
“La popolazione residente italiana è arrivata a crescita zero; nel 2014 le nascite sono diminuite di quasi 100 mila unità, un minimo storico che non si registrava dal dopoguerra (dati istat) – sostengono le ragazze dell’associazione – Questo non può che portare inesorabilmente alla morte della nostra società: senza figli non c’è futuro. Il bonus bebè non serve a nulla, a poco servono ottanta euro mensili; le mamme non hanno bisogno di gesti caritatevoli da parte di chi dovrebbe tutelare le famiglie e attuare concrete politiche a loro favore. Difendere il diritto alla maternità ovvero sostenere economicamente la donna che liberamente decida di non “vivere” per strada lavorando fuori casa e sacrificando la vita familiare, ma che voglia essere solo moglie e madre, deve diventare priorità assoluta per la nostra società – dichiara la presidente dell’associazione Desideria Raggi e conclude – Con questa raccolta firme popolare chiediamo che ad ogni donna che decide di rimanere a casa a curare i figli, la casa e la famiglia venga corrisposta un’indennità mensile di 500 euro dal matrimonio ed un aumento di 300 euro al mese per ogni figlio messo al mondo fino al compimento del 18° anno età”.
Ecco il link per firmare e supportare la petizione: IL LAVORO DELLE MAMME VA RETRIBUITO