James Senese: “Omaggio a Pino? Il napoletano può cantarlo solo un napoletano…”


“Pino è”, il grande evento andato in scena al San Paolo per Pino Daniele, si è rivelata una di quelle cose che o si amano, o si odiano. Nel giorno successivo all’evento, di pari passo con l’entusiasmo di chi ha apprezzato l’iniziativa, sono piovute critiche all’indirizzo di cantanti e organizzatori, i primi per aver “storpiato” (in buona fede, ovviamente) il napoletano di Pino; i secondi per aver messo “troppo poco Pino” in una serata che è apparsa più uno show che un momento-ricordo.

In un certo senso, anche il sassofonista James Senese, uno dei componenti del supergruppo di Pino, ha dato ragione a chi non ha gradito alcune cose dell’evento dedicato all’idolo partenopeo: “Il napoletano lo può cantare solo un napoletano – ha detto a La Repubblica – Lì era allo sbando. Pino ha fatto cose egregie sui testi ma le sue canzoni cantate in quel modo non si capiscono più, anzi si capisce tutto al contrario. Siamo sempre comandati dai padroni e di qui le conseguenze che ci tocca di sopportare: è tutta colpa loro”.

Nel corso dell’intervista, il giornalista fa notare a Senese che sono mancati anche artisti napoletani: “È sempre stato così – risponde Senese – , c’è molta invidia nel nostro ambiente e manca il rispetto per ciò che uno è veramente. Ma io credo che la cosa più importante fosse mettere sul palco il super-gruppo (la band dei primi album di Pino Daniele, ndr). Eravamo il cuore di Pino, fummo noi gli artefici del suo successo. Ok, hanno messo due band a disposizione degli artisti, saranno anche bravi ma non c’ entravano nulla con la nostra musicalità, con il nostro linguaggio”.


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