Coronavirus, la sperimentazione dei farmaci rischia di fallire a causa del numero ridotto di malati


Le sperimentazioni dei farmaci contro il Coronavirus rischiano di fallire per mancanza di malati. È l’avviso che l’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, rivolge ai medici, invitandoli a procedere con cautela. A renderlo noto è LaRepubblica.

In una nota si legge: In considerazione dell’attuale andamento dell’epidemia e della conseguente riduzione del numero di pazienti arruolabili negli studi clinici, richiamiamo l’attenzione di coloro che intendessero proporre nuove sperimentazioni sulla necessità di verificare preventivamente la possibilità di arruolare i soggetti previsti.

Ciò non vuol dire che il numero dei malati, attualmente, sia da sottovalutare. Ad oggi sono circa 65 mila in Italia, contro i 108 mila casi registrati il 20 aprile. Tuttavia, le sperimentazioni di nuovi farmaci, in genere, necessitano di pazienti che versino in gravi condizioni e siano ricoverati in ospedale.

Le sperimentazioni più accurate, prevedono un gruppo di controllo. A metà dei pazienti viene somministrato un placebo per avere una visione più chiara degli esiti del trattamento. Ma un buon trial ha bisogno di molti pazienti.

Nel registro dei trial clinici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono inclusi 1.114 studi in tutto il mondo. Vari i possibili rimedi e i farmaci sperimentati per fronteggiare il Coronavirus. Tra questi, alcuni test che, coinvolgendo appena una decina di pazienti, non risultano attendibili, per cui hanno poca speranza di arrivare lontano.

Al momento, in Italia, i trattamenti approvati dall’Aifa, avendo raggiunto numeri consistenti, sono 29. Alcuni, come quello basato sul plasma dei convalescenti, hanno raggiunto risultati incoraggianti. Ma anche lì, i medici hanno esortato la popolazione a donare i propri anticorpi, in vista di un ritorno dell’epidemia in autunno.

Il calo dei pazienti, dunque, potrebbe causare il fallimento di alcune sperimentazioni, come già successo per la Cina ai danni del Remdesivir. I risultati dello studio cinese, infatti, erano stati considerati inaffidabili in relazione al numero dei malati trattati.

Il consiglio dell’Aifa è quello di favorire l’aggregazione di più centri clinici al fine di raggiungere la numerosità campionaria sufficiente a rispondere al quesito clinico con rigore metodologico e in tempi contenuti.


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