Anche Conte “promette” il Ponte sullo Stretto: da 160 anni la più grande bugia d’Italia


In questi giorni sta ritornando sui tavoli del governo la decisione di edificare il ponte sullo stretto di Messina, specialmente grazie all’arrivo dei (nostri) fondi europei che pare possano giungere nelle tasche dello Stato a breve. La “potenza di fuoco” di cui parla spesso Conte. C’è da dire però che l’Europa ha spesso contestato la mala gestione del Sud dell’Italia da parte del sistema Stato, con ripartizioni di fondi totalmente a favore del nord, e quel gap Nord-Sud che anziché diminuire aumenta sempre di più. Nel 1970 si diceva che nel 2020 il divario Nord-Sud si sarebbe ufficialmente colmato, ed invece…

Sono circa 173 i miliardi di euro del Recovery Fund utilizzabili solo con l’intento da parte dell’ Europa di investire grossi fondi per le infrastrutture nel Mezzogiorno d’Italia. Ecco perché si torna a parlare del ponte dello Stretto, che però ancora una volta si presenta, agli occhi dei molti, come l’ennesimo strumento propagandistico che in Italia conosciamo molto bene. I popoli hanno la memoria corta, ma a furia di ripeterlo la gente comincia a stancarsi, anche perché ormai i governi durano poco più di un anno!

“Prenderò in seria considerazione la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina” diceva il premier Conte alla conferenza stampa del 3 giugno 2020 a Palazzo Chigi. Ma proprio in un’intervista rilasciata al quotidiano “la Repubblica”, ha dichiarato pochi giorni fa le seguenti parole: La questione si porrà quando avremo completato sia le infrastrutture per arrivare al ponte che quelle in Sicilia, di fronte ad una rete adeguata avremo il problema dell’ultimo miglio. Ragionare oggi del Ponte dello Stretto è una fuga in avanti. Domani, di fronte a infrastrutture realizzate, ragionarci diventa una necessità. Sulle infrastrutture sono stanziati circa 120 miliardi, naturalmente in diversi anni, ci sono coperture per i vari livelli di avanzamento delle opere”.

Insomma, pur non avendo ancora coperto tutte le spese promesse, quali le casse integrazioni (giunte spesso solo per il 50%), la diminuzione o la sospensione delle tasse, pur non avendo adempiuto a tante promesse fatte nel periodo del lock-down, il governo è tornato a discutere del ponte sullo stretto di Messina (salvo poi fare un passo indietro, forse per l’enorme costo), probabilmente grazie alla pressione che la stessa Europa sta facendo da diverso tempo, minacciando anche di tagliare i fondi che al Sud vengono utilizzati quasi come fondi ordinari e non straordinari, se lo stato avesse ancora trascurato il Sud. Ssarà che si stia ricominciando a capire che quel pezzetto di terra che all’epoca chiamavano Magna Grecia, si trova in un posto strategico non indifferente per il Mediterraneo?

Ma vediamo di fatto da quanto tempo si parla di “Ponte sullo Stretto”: dagli archivi di “la Repubblica”, pare che già dal 1985, all’epoca di Craxi, si stesse discutendo o propagandando circa la costruzione di questo ponte, e da quel momento ogni singolo governo che si è alternato fino ad oggi, quando propagandava interventi al Sud, interveniva con “progetti su un ponte per lo Stretto”. Dopo Berlusconi e Prodi, anche Renzi nel 2015 non si è lasciato sfuggire l’occasione evidenziando l’importanza del progetto e con il suo ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, più spesso tornava sull’argomento.

Per non dimenticarci del ministro Franceschini che, durante il governo Gentiloni, ad Aprile 2017 al Forum di Confcommercio a Cernobbio dichiarò: “L’alta velocità deve arrivare a Catania e Palermo e per questo si deve fare il ponte sullo stretto”. Tante parole spese proprio per l’alta velocità al Sud, e per la Salerno-Reggio Calabria, hanno allungato i treni Freccia Rossa proprio per la regione più a Sud della penisola, facendo crescere il prezzo del biglietto del 40%. Peccato che non sia alta velocità, quando un treno che può andare a 350 km orari, va a 200 perché molte tratte non sono state aggiornate infrastrutturalmente. Qualcuno la chiamerebbe “l’altra velocità” con il prezzo del biglietto maggiorato, anche Al Bano ha scritto una lettera invitando Conte a prolungare l’alta velocità fino a Lecce. Chiaramente tutto questo perde anche nel turismo, il turista vuole muoversi velocemente, non ha tempo da perdere se ha intenzione di visitare tanto in poco tempo.

Insomma, altre prese in giro? Il ponte sullo Stretto non è una priorità con la crisi che stiamo vivendo. In poche parole questa grande “arma propagandistica”, funziona ancora oggi, come forse funzionò all’epoca dell’Unità d’Italia (per far innamorare i meridionali del nuovo sistema Italia), giacché del progetto circa il ponte sullo stretto si ricorda almeno dal 1864, come riporta l’immagine di questo quotidiano dell’epoca che spesso gira sui social, seppur di fatto non siamo riusciti a reperire l’originale: “Corre voce che la società delle ferrovie Vittorio Emanuele, stia per intraprendere i lavori di un gigantesco ponte sullo stretto”, 15 Maggio 1864.

Insomma, “Sud terra di voti e promesse”, specialmente da quando si è instaurato lo Stato Italiano, dal Regno alla Repubblica. La dimostrazione di quanto afferma quel quotidiano però, l’ha fatta il professore calabrese Aurelio Angelini che, nel suo libro “il mitico ponte sullo stretto di Messina” riporta la maggior parte di progetti e convegni fatti da politici in 160 anni, soffermandosi soprattutto dal 1861 ad oggi, pur accennando con fonti storiche le idee sul ponte da Lucio Cecilio Metello nel 250 a.C. il quale, secondo Strabone, riuscì a far passare 104 elefanti sequestrati ad Asdrubale dalla Sicilia alla Calabria con un ponte improvvisato e temporaneo fatto di botti e tavolette.

La famiglia reale Borbone delle Due Sicilie pare volesse edificarlo, ma costava troppo e senza propagande ma, considerando che la politica economica dei Borbone (come riporta Nicola Zitara ne “l’invenzione del Mezzogiorno”) era quella di evitare politiche fallimentari del debito, al contrario di quella piemontese savoiarda ed odierna, mai fu fatto.

Grazie all’assenza del ponte in epoca borbonica inoltre, fu impedita l’occupazione napoleonica dell’isola “difesa” anche dalle truppe inglesi. Non sappiamo se si farà mai questo ponte, non sappiamo se è il caso di costruirlo, forse andrebbe chiesto ai siciliani con un Referendum in primis, considerando secoli di bugie. Chissà se vogliono che resti solo un’isola magnifica raggiungibile per mare e per aria, ma una cosa è certa, dopo 160 anni di progetti e propagande, questo ponte mai è stato fatto, e considerando la classe politica degli ultimi 160 anni, che ha sempre badato prima alle promesse e solo poi ai preventivi, dobbiamo sperare nei siciliani del 3000. Inoltre stiamo parlando di uno dei ponti più lunghi del mondo, in un’epoca in cui i ponti crollano di continuo per incuria e superficialismi.

Ma qualora dovesse essere edificato, la gente del Sud chiede che venga gestito tutto in modo trasparente, e non al pari del Mose, della Tav, della Pedemontana (l’autostrada del nord più costosa del mondo), e delle grandi opere fatte di affarismi e malavita. Meglio non farla, se tra qualche anno rischiamo di vedere il crollo di un ponte con migliaia di siciliani, calabresi e turisti che fanno la fine di quelle povere persone del ponte Morandi. Per non parlare del fatto che non sarà (quasi) certamente un’impresa del Sud a costruire il ponte sullo stretto, perché al Sud le grandi opere vengono sempre fatte da aziende del Nord.

Fonti:
– “Folle pensare ad un mio partito ed entro l’estate sbloccherò gli appalti” su Repubblica, 11 Giugno 2020
– “Il divario fra Nord e Sud verrà colmato solo nel 2020” su Corriere della Sera, 13 settembre 1972
– “Il mitico ponte sullo stretto di Messina” di Aurelio Angelini edito da FrancoAngeli 2010


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