Quando essere napoletani diventa un pericolo: “Napoletano del c…”
Lug 07, 2014 - Emanuela Mastrocinque
Quella che stiamo per raccontarvi è la storia di un emigrato, uno dei tanti partiti da Napoli 35 anni fa per trasferirsi nel Veneto, terra economicamente fiorente ora come all‘ora. Un emigrato come tanti dicevamo, che proprio come tutti gli altri non ha mai dimenticato la sue radici, la sua provenienza culturale e geografica: insomma un uomo che non ha mai dimenticato di essere un napoletano facendo delle sue origini motivo di vanto e non di vergogna. Nonostante la diffidenza, nonostante i pregiudizi, nonostante tutto.
Questa è la storia di Antonio Morra e di una lunga serie di episodi razzisti che hanno colpito in prima persona lui e la sua famiglia. Nella notte tra venerdì e sabato Antonio è stato vittima di una violenta aggressione costatagli l’ospedale e svariate lesioni.
Come raccontato dallo stesso Morra alla nostra redazione “Qualche notte fa, verso le 12.30 di notte, sono stato svegliato da tre uomini che sostavano sotto casa mia, fuori da una paninoteca. I tre parlavano rumorosamente quindi, per non essere svegliato ancora, gli ho chiesto più di una volta di spostarsi pochi metri più in la, perchè volevo dormire. Vista la noncuranza dei tre alla terza volta sono sceso. Mentre parlavo con due di loro il terzo mi ha aggredito di spalle sbattendomi per terra. A quel punto hanno iniziato a tirarmi calci e pugni, tirando in ballo le mie origini napoletane“ .
Una violenza micidiale, un vero massacro se si pensa che Antonio adesso è letto, immobile, con 2 costole rotte, una spalla slogata e l’altra lussata, 8 punti sulla fronte, 4 vicino all’orecchio e un numero imprecisato di ematomi lungo tutto il corpo.
Poi aggiunge “I tre, mentre mi picchiavano ferocemente, dicevano Napoletano del cazzo adesso ti facciamo vedere noi. Si sono messi in 3 contro di me, pur essendo io invalido (portavo già le stampelle) e pur essendo loro molto più giovani di me”.
Una storia che ha dell’incredibile nata dall’odio, dall’inciviltà e da un’ignoranza figlia del disprezzo di italica memoria. A rendere la vicenda ancora più amara, i tanti episodi che hanno colpito Antonio più o meno indirettamente: “Altri casi di razzismo sono capitati a mia figlia. Qui sono tutti razzisti.. il Veneto è una regione fortemente razzista, forse la più razzista di tutte” aggiunge l’uomo.
Qualche anno fa infatti, Antonio si è ritrovato ad essere protagonista indiretto dell’ennesimo increscioso atto di razzismo nei confronti dei napoletani. Il professore di sua figlia, nata e cresciuta a Mestre, era solito utilizzare epiteti offensivi nei confronti della gente del Sud ed in particolare nei confronti di Napoli. Una volta durante la lezione il professore, fiero delle sue indiscusse origine venete, senza alcun tipo di attinenza aveva tirato in ballo un esempio dicendo: “è una cosa stupida questa, è come andare a Napoli e mettere in bella mostra il proprio portafoglio pieno di soldi invitando a nozze chi è intorno”
Un commento assolutamente fuori luogo che sembra diventare ancor più grave se pronunciato da un professore, depositario per antonomasia di cultura e conoscenza. Diventa perciò inevitabile chiedersi cosa si può fare di concreto per evitare che simili episodi accadano ancora?
Siamo stanchi di assistere alla morte di giovani innocenti, siamo stanchi di essere vessati, discriminati, offesi. Siamo stanchi di essere figli di un’Italia che non ci riconosce e che a noi, proprio non riesce di riconoscere.