Vogliono tutti i soldi per il Nord, ritorna il falso mito del Sud fannullone e parassita


Ci risiamo con la retorica stantia del Sud fannullone e parassita. Assistito e sprecone che vive sulle spalle del Nord laborioso e virtuoso. Chi afferma il contrario si espone alla ferma condanna di soloni ed economisti. Da ultimo ci ha provato Adriano Giannola, presidente della Svimez, quando in una intervista al Messaggero denuncia il furto perpetuato ai danni del Mezzogiorno pari a 60 miliardi di euro all’anno dirottati al settentrione.

Numeri bollati come fasulli, esagerati, incapaci di fotografare la realtà. E’ quanto emerge da uno studio condotto dal duo Giampaolo Galli e Giulio Gottardo, per l’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani dell’ Università Cattolica di Roma. La nota viene ripresa dal quotidiano La Repubblica e semina sul già seminato terreno di un Sud lagnoso e incapace di assumersi le proprie responsabilità. Si assiste al completo rovesciamento della tesi, l’antitesi si conclude con le aree del Mezzogiorno che addirittura godono di maggiori trasferimenti statali rispetto alle produttive regioni del Nord. Quello di un meridione discriminato nella redistribuzione delle risorse sarebbe un falso mito da sfatare. Cornuti e mazziati.

Alla base della presunta manipolazione dei dati ad opera della Svimez ci sarebbe innanzitutto un errore di metodo. L’Associazione li raccoglie dai Conti Pubblici Territoriali che fanno parte del sistema statistico nazionale, Galli e Gottardo prendono in considerazione quelli dell’Istat. Numeri completamente diversi perché la Svimez nel computo totale immette anche la spesa pubblica allargata, cioè distribuita attraverso le società pubbliche e a partecipazione statale e non solo quella elargita direttamente dal governo centrale. E qui veniamo al secondo punto, il più significativo.

Secondo la nota queste aziende – Ferrovie dello Stato, Poste, Rai, Eni, ecc… – operano secondo logiche di mercato e non rispondono a criteri di perequazione territoriale. In estrema sintesi se al Sud non ci sono stazioni, alta velocità e città poco o per niente collegate, non è attribuibile a mancati trasferimenti dello Stato. L’impresa opera scelte per assicurarsi il massimo del profitto. E’ falso. Perché le Ferrovie costruiscono i binari con soldi statali, con i quattrini di tutti i cittadini ed è lo Stato a indicare come, quando, dove e perché. Su questa scia il ragionamento fatto per Ferrovie dello Stato può allargarsi alle altre società sopracitate.

Nel calderone delle argomentazioni a sostegno della tesi sulla presunta falsificazione dei dati denunciati dalla Svimez è inserito anche il costo della vita. Ci sarebbe omogeneità tra le due aree del Paese sotto osservazione. Peccato, però, non aver considerato i dati relativi alla disoccupazione che nei giovani raggiunge livelli drammatici, la mancanza di servizi che costringe i cittadini meridionali a pagare di più rispetto ai colleghi del Nord. Nel Meridione ci sono più bocche da sfamare e tale circostanza incide notevolmente sul tenore di vita. Tra l’altro anche l’Europa ha certificato lo stato di depressione economica delle aree a sud di Roma che rischiano più di tutte di cadere in povertà assoluta.

L’Italia si prepara a raccogliere una tempesta di denaro europeo dai fondi del Recovery Fund. Quattrini diluiti nel tempo in progetti che l’organismo continentale ha intimato di utilizzare per rimuovere le differenze economiche e sociali tra le aree interne, diminuire il tasso di disoccupazione e ammodernare il Paese arrivando ad una crescita sostanziale del PIL. Tutti stanno provando a fiondarsi su questo denaro incuranti della Questione Meridionale vera criticità irrisolta dell’Italia. L’ operazione di ribaltamento della realtà serve allo scopo preciso di assicurarsi come storicamente avvenuto da oltre 150 anni, più fondi. Ai danni del Sud.

 


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